November 26, 2024
Un decennio fa venne pubblicato un libro sul lavoro autonomo di seconda generazione. Sono in molti ad averlo utilizzato politicamente, o per infliggere un duro colpo all’operaismo e alla centralità della contraddizione tra capitale e lavoro o per esaltare una analisi della fase diversa.
Ma gli autori, che non sono sempliciotti vittime di banalità, hanno costruito, condivisibile o no che sia la loro analisi, una inchiesta seria e articolata sul lavoro autonomo che inviteremmo a leggere alla luce della contestazione dei bancarellai in consiglio comunale a Pisa (Fumagalli – Bologna ediz Feltrinelli)
Sfuggono in questa vicenda pisana molti aspetti che la sinistra pantofolaia e smemorata dovrebbe ricomporre per avere un quadro della situazione non semplice, quindi meno tastiera e Fb ma piu’ presenza nei luoghi del conflitto anche quando lo stesso assume connotati diversi e non graditi secondo uno schema ideologico da aggiornare.
Partiamo dal fatto che le proteste operaie in Italia sono ridotte ai minimi termini o soggette a fermi, arresti e denunce nel silenzio distaccato di certa sinistra che forse ha scambiato la lotta di classe per un pranzo di gala o un mi piace su Fb.
Dalla soppressione degli ammortizzatori sociali ai tagli alla sanità , dai licenziamenti in fabbrica alla dilatazione degli orari nel commercio, dai controlli a distanza del jobs act alle tutele crescenti, la risposta sindacale è inadeguata , tardiva e inefficace, anzi in molte occasioni (fatemelo dire da sindacalista) il sindacato è un ostacolo quasi insormontabile alla ripresa del conflitto
Di questo le anime candide dovrebbero occuparsi perché l’arretramento sociale e culturale è l’inizio della sconfitta anche di quanti pensano di resistere con le mediazioni istituzionali e con la concertazione sindacale o ergendosi nei consigli comunali a gestori del dissenso sociale diffuso prendendo le distanze dai violenti di turno
Una recente inchiesta di Rai news spiega bene come la crisi sia tutt’altro che superata e soprattutto nel settore del commercio. Sono infatti quasi 628 mila i negozi sfitti in tutta Italia, uno su quattro e in alcune periferie si sfiora anche il 40%. A dirlo non siamo noi ma a uno studio di Confesercenti in base alle rilevazioni effettuate dalle imprese di intermediazione immobiliare. Sono decine i negozi chiusi a Pisa, centinaia i lavoratori e le lavoratrici a spasso, di loro ce ne vogliamo occupare?
Qualche anno fa il sociologo A. Fumagalli, di cui poco per altro condivido, scriveva:
Il nuovo lavoro autonomo (appunto di seconda generazione) è adesso funzionale all’attività di impresa, al capitale, in un contesto in cui la struttura reticolare di impresa diventava il nuovo modello organizzativo. In tal modo, si stempera il conflitto capitale-lavoro e si avviava il processo di frammentazione del lavoro stesso e delle sue soggettività. Dal lavoro subordinato, omogeneo, sindacalmente rappresentabile, si passava così al lavoro autonomo, formalmente indipendente, ma eterodiretto, fuori da ogni regola e controllo sindacale.
E ancora
In questo contesto il lavoro autonomo di seconda generazione inizia a cambiare fisionomia. Nuove soggettività si sviluppano e la composizione sociale tende a modificarsi. La classica figura del lavoratore autonomo inserito nella filiera dei servizi materiali alle imprese, legata alla logistica delle merci, si compenetra con la crescita, non sempre lineare, di un terziario immateriale legato alla creazione e alla circolazione degli immaginari, dei linguaggi e dei simboli (editoria, media, software, design, servizi finanziari e immobiliari, ecc.).
http://www.globalproject.info/it/in_movimento/la-nuova-generazione/4333
Alla luce di cio’ ha senso continuare a ripetere ovvietà sul lavoratore autonomo evasore fiscale? A me sembra di no e ripeto io credo che la contraddizione sia nel lavoro subordinato e dipendente e non negli autonomi
Ora torniamo ai bancarellai senza dimenticare che la loro composizione sociale è decisamente cambiata, al loro interno molti sono i dipendenti (due anni fa ne abbiamo contati oltre 20 regolarmente assicurati) o lavoratori autonomi indebitati
Poi ci sono anche coloro che per un trentennio hanno prosperato sul business ma sono decisamente una minoranza e spesso silenziosa.
Ci sono bancarellai che hanno affittato a immigrati che lavorano dieci ore al giorno per pochi euro e questi non godono certo delle nostre simpatie, anzi…..
Detto cio’ è innegabile
che dietro alla gestione di piazza del duomo ci siano interessi forti, in primis la diocesi pisana, la stessa che non ha mosso un dito quando la Misericordia (a capo della quale ci sta il Vescovo non un esponente dei centri sociali) licenziava 34 dipendenti
Ex Trovatelli e riqualificazione dell’ex Santa chiara , che il buon senso di avrebbe detto di utilizzare come cittadella universitaria, sono fondamentali per capire la situazione dei bancarellai. L’asta del palazzo dei Trovatelli, come scrive una associazione pisana di atei, includeva la chiesa di san Giorgio ai tedeschi vincolata al culto cattolico e dalla vendita avrebbero potuto scorporare la chiesa—-
Il cantiere delle Sinopie è stato protratto per mesi disattendendo gli impegni assunti dal Comune
Una soluzione per questi bancarellai bisogna trovarla ma dietro alle mancate risposte c’è l’ombra della speculazione edilizia e di una città che tra varianti urbanistiche e grandi opere sta subendo veloci e involutive trasformazioni
Allora qualcuno ci puo’ spiegare perché si deve ridurre la questione delle bancarelle all’ordine pubblico dimenticando che il compito di un Sindaco è quello di dare risposte concrete e non di rinviare ogni decisione a una sorta di invisibile convitato di pietra che sta ridisegnando una città senza coinvolgere cittadini e lavoratori? Questo ovviamente vale soprattutto per molte altre questioni e non solo per le bancarelle.
Federico Giusti
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