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Gli Usa e lo strangolamento dell’Europa

Postato il 19 Marzo 2014 | in Mondo, Scenari Politico-Sociali | da

Gli USA e lo strangolamento dell’Europa

I media ci presentano Obama come un presidente fondamentalmente pacifico, che ha provveduto al ritiro dall’Iraq, sta preparando quello definitivo dall’Afghanistan, e ha resistito alla pressione dei falchi che volevano l’intervento diretto in Siria. Un presidente che, prendendo atto dell’ormai crescente multipolarismo, ha messo fine alla politica aggressiva di Bush. Gli rimproverano un certo margine di incertezza, e un parziale isolazionismo, la rinuncia a riportare l’ordine, col conseguente abbandono di più paesi, soprattutto nel mondo arabo e musulmano, al caos.

La realtà è completamente diversa: Obama interviene in un’area persino più vasta rispetto a Bush, ma con metodi più insidiosi: al posto dell’esercito regolare, i mercenari , pudicamente chiamati contractor, e col pieno sviluppo delle rivoluzioni arancioni, ribattezzate con i nomi di tutti i colori dell’arcobaleno. Mentre gli USA ufficialmente appoggiano i manifestanti pacifici, sottobanco si accordano con i peggiori settori politici e, “in pieno rispetto delle tradizioni culturali del paese”, utilizzano Al Qaeda nei paesi musulmani e i nazisti in Ucraina. Ovviamente, il coordinamento dell’azione spetta alla CIA e alle ambasciate statunitensi. Quanto al caos, non è frutto di un disimpegno americano, ma è previsto, programmato. Ecco una preziosa ammissione, riguardo al conflitto siriano, di un membro permanente del Council on Foreign Relations: “…in un’ottica geopolitica l’attuale situazione di stallo conviene all’America, prescindendo dalle immani sofferenze umane, un conflitto che vede Hizbollah Iran e al- Asad ferocemente opposti ad al- Qaida è quanto di meglio Washington possa sperare”.(1)

Quanto al multipolarismo, Obama ne prende atto, ma per combatterlo meglio. E, riguardo agli alleati, il loro coinvolgimento coincide con una crescente subordinazione. Bush se la prese con Francia e Germania, che non assecondavano a sufficienza il suo intervento in Iraq. Si arrivò a cambiare il nome francese delle patatine fritte, e, se non ricordo male, ad Hollywood usci un filmetto dove i francesi, nella guerra d’indipendenza americana, anziché alleati erano avversari. Ma Bush permetteva a chi appoggiava le sue avventure, come l’Italia, di commerciare con Russia, Libia e Iran. Obama ha praticamente ostacolato il flusso di petrolio e gas verso l’Europa, con una serie di interventi: la guerra di Libia, con danno gravissimo soprattutto all’Italia, costretta a darsi la zappa sui piedi, cioè a intervenire militarmente contro un proprio partner economico. Le sanzioni all’Iran hanno bloccato un grande flusso petrolifero e un florido commercio. La guerra di Siria ha impedito l’arrivo del gas, sia di quello iraniano, sia di quello del Qatar. Le sanzioni alla Russia comporteranno il blocco del principale rifornimento di gas per l’Europa. Forse, tra poco, sarà il turno dell’Algeria. Entro il 2014 dovrebbe entrare in attività il GALSI (dall’Algeria a Porto Botte in Sardegna, per poi giungere ad Olbia e a Piombino. C’è in funzione il Trans Mediterranean Pipeline – Transmed, conosciuto anche come Gasdotto Enrico Mattei, che collega Algeria e Italia passando per la Tunisia). Possiamo attenderci, tra non molto, qualche incidente diplomatico, o un attentato, attribuito all’Algeria, che funga da pretesto per sanzioni verso questo paese, altro grande produttore di gas. Oppure si utilizzerà qualche pseudo rivoluzione arancione, o perché no, un intervento di Al Qaeda che faccia saltare in qualche punto i gasdotti, visto che, non si sa per quale “inspiegabile serie di combinazioni”, gli interventi di al Qaeda risultano sempre a vantaggio della politica imperialistica USA, anche quando vien sacrificata la vita di cittadini americani. Se ciò avvenisse, e c’è da scommetterci, l’isolamento energetico dell’Europa, e dell’Italia in particolare, crescerebbe ancora. Sia detto questo per coloro, anche di sinistra, che ritengono che i maggiori mali vengano dalla Germania, e non dall’imperialismo americano. Considerano il maggiordomo più pericoloso del padrone. Quanto ai politicanti e ai media ufficiali, si guardano bene dal trattare questi problemi, perché rivelerebbero il loro supino servilismo.

Una conferma di questa politica USA l’abbiamo avuta recentemente. Varie delegazioni europee si sono recate in Iran, e c’è andata anche la Bonino ( che c’entri con la sua defenestrazione?). La delegazione più significativa è stata quella francese, ma Washington è intervenuta pesantemente: “La visita storica a Teheran di una delegazione di oltre cento imprenditori francesi, tra lunedì e mercoledì scorsi, non è stata apprezzata a Washington. E immediato è arrivato il commento del segretario di stato Usa, John Kerry, sulla missione degli uomini d’affari e sul fatto che i francesi debbano rispettare l’embargo contro Teheran e non possano violare le sanzioni.” (2) Hollande immaginava che, poiché la Francia, con la guerra di Libia e quella del Mali, aveva fatto da apripista alla penetrazione americana in Africa, di aver guadagnato meriti speciali agli occhi di Washington, e invece si è preso un calcio nel sedere (è il destino dei servi sciocchi).

Giulietto Chiesa, partendo dalla questione ucraina, ha spiegato che gli USA, provocando l’isolamento energetico dell’Europa, insistono perché si allacci ai centri di produzione americani di gas da scisti, mettendo in rilievo il lungo tempo che occorre perché questa soluzione sia realizzata pienamente. Descrive con dovizia di particolari come si sviluppa il ricatto energetico americano.(3)

L’’Europa, nel frattempo, come riuscirà ad andare avanti? Innanzitutto, col ritorno al carbone, con tutte le note conseguenze sull’ambiente e sulla vivibilità del continente. Non ci sono particolari problemi a ricavare benzina dal carbone, i tedeschi avevano ottenuto buoni risultati. Gli studi erano cominciati con Bergius nel 1910, ma il pieno sviluppo si verificò molti anni dopo: ““Nel settembre 1936 Hitler annunciò il suo piano quadriennale alla fine del quale la Germania avrebbe dovuto essere pronta per la guerra, con una economia resa indipendente dalle importazioni. In tale piano un ruolo importante aveva la benzina sintetica fabbricata sia col processo Bergius, basato sulla idrogenazione del carbone, sia col processo Fischer-Tropsch di sintesi degli idrocarburi da una miscela di ossido di carbonio e idrogeno ottenuta anch’essa dal carbone, materia prima abbondante in Germania.” (4) Ma alla fine della II guerra mondiale, gli Alleati imposero ai tedeschi la cessazione della produzione di benzina sintetica. La fusione nucleare ha dato buone speranze in laboratorio. Al Livermore National Laboratory in California : “I ricercatori hanno sparato 192 raggi laser su una minuscola sfera, generando una reazione di fusione che ha scatenato un’enorme quantità di energia per una piccola frazione di secondo. Anche se in versione ridotta, hanno creato in questo modo condizioni simili a quello che accade di continuo alle stelle.”(5) Dal punto di vista scientifico è molto importante, ma le applicazioni su scala industriale non sono ancora a portata di mano.

Le rinnovabili possono coprire solo una parte delle necessità di un’economia capitalistica, che ha uno spreco di energia immenso (basti pensare che il trasporto di merci in Italia è in gran parte su gomma, mentre l’uso di treni comporterebbe un consumo assai minore di energia).

La Russia boicottata potrebbe rispondere con un forte protezionismo, ricostruendo grandi complessi industriali e utilizzandovi gas e petrolio, in attesa della costruzione di oleodotti e gasdotti verso la Cina. Ma l’Europa non avrà questa possibilità.

I lavoratori europei rischiano, come sempre, di essere le vittime. Devono capire che il nemico più pericoloso per la rinascita del movimento operaio è l’imperialismo americano. Ma guai ad appoggiare le proprie borghesie, che li hanno sempre illusi e traditi. Devono invece cercare la soluzione internazionalistica, prendendo contatto con i lavoratori americani, che in questi ultimi decenni sono stati particolarmente colpiti da un regime che li sacrifica sempre più alla guerra e all’avventurismo, e naturalmente con i lavoratori di tutti gli altri paesi. Solo a queste condizioni la lotta all’imperialismo sarà efficace.

Michele Basso

Note
1) John C. Hulsman, “La lezione realista del soldato Obama, Limes n. 3, marzo 2014
2) Angelica Ratti, “Iran, Washington tiene sotto controllo i francesi”, Italia oggi, ESTERO – LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA, 6 Marzo 2014
3) Giulietto Chiesa, “E’ già la nuova guerra fredda”, Pandora TV, Megachip –globalist, 15 marzo 2014.
4) Giorgio Nebbia “LA BENZINA SINTETICA” in Minerva Storia della chimica.
5) Fusione nucleare, primo storico risultato in California” Repubblica, 13 febbraio 2014

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