December 25, 2024
Nella mattinata di mercoledì 11 ottobre all’Iveco di Brescia si è verificato un gravissimo infortunio. Un operaio di 21 anni stava eseguendo una riparazione sotto a un camion quando un collega che non si è accorto della sua presenza ha spostato il mezzo. L’operaio è stato schiacciato dal camion e ha riportato delle lesioni gravissime al torace. Ora è in rianimazione all’Ospedale Civile. Entrambi i lavoratori sono assunti con un contratto interinale.
Alle pressioni aziendali, volte a far continuare la produzione come se nulla fosse accaduto, i lavoratori hanno risposto con uno sciopero immediato di due ore. Ancora uno sciopero di due ore si è ripetuto il giorno successivo, svolgendovi in concomitanza un’assemblea con presidio esterno all’ingresso della fabbrica, per discutere dell’accaduto e decidere come proseguire la mobilitazione.
I nostri contatti interni allo stabilimento ci riferiscono da mesi di un volume della produzione troppo elevato rispetto alle capacità dell’azienda in termini di spazi, di reparti insicuri anche a livello strutturale e lasciati all’incuria, di carichi e tempi di lavoro sempre più pesanti, di giovani neoassunti e precari (come quelli protagonisti dell’infortunio) lanciati allo sbaraglio senza la necessaria formazione.
Qui, come nelle altre fabbriche, la sicurezza e la salute sono variabili dipendenti dalla sete di profitto del padrone e puntualmente sacrificate a essa.
Gli infortuni e gli omicidi sul lavoro sono conseguenza del capitalismo. Non è una questione di fare nuove leggi o di avere più ispettori del lavoro (che comunque sono drammaticamente – e volutamente – pochi) che le possano far rispettare. All’arroganza del capitale va contrapposta la forza e l’organizzazione operaia. Perché eventi del genere non accadano più è necessario che gli operai si organizzino per imporre e gestire direttamente la sicurezza nelle aziende. Negli anni settanta erano i Consigli di Fabbrica (CdF) che gestivano direttamente la sicurezza degli stabilimenti. Questo serve ricreare oggi, imparando dal loro esempio e calibrando i loro insegnamenti nella realtà odierna.
Non si tratta di un fatto che riguarda solo Iveco o solo Brescia. Come insegna anche l’esperienza dei Consigli di Fabbrica o, più recentemente, della GKN di Firenze, per avere forza dentro l’azienda va costruita anche la forza esterna a essa, va ricercata una via di cambiamento del paese. Nessuno si salva da solo.
Per contrastare l’aumento di omicidi e infortuni sul lavoro, farla finita con la guerra imperialista e con la guerra in casa nostra, va innanzitutto cacciato il governo antipopolare di Giorgia Meloni. Questo governo con il decreto del primo maggio scorso ha aumentato la precarietà, si oppone al salario minimo, nulla fa per impedire lo smantellamento delle aziende, dalla Magneti Marelli, alla stessa Stellantis di Melfi (altro che sovranisti…). Niente è stato fatto per calmierare l’aumento dei prezzi, mentre si continuano a mandare armi in Ucraina invece che investire in lavoro, salute, sicurezza e istruzione.
Bisogna dare seguito e continuità alla mobilitazione del 7 ottobre della CGIL, organizzandosi tramite assemblee nelle aziende e presidi nei propri territori, coordinandosi settore per settore, città per città.
Indichiamo questi prossimi appuntamenti a cui partecipare in massa:
Sabato 14 ottobre: presidio in solidarietà alla Palestina a Brescia (piazza Garibaldi ore 16.00).
Venerdi 20 ottobre: Sciopero generale del sindacalismo di base (Si Cobas, CUB, Adl Varese, ADL Cobas Lombardia, SGB ecc..) contro la guerra, carovita, precarietà, per aumenti salariali generalizzati e pari all’inflazione.
Sabato 21 ottobre: corteo contro la guerra e la NATO a Ghedi (in concomitanza ad altre manifestazioni a Pisa, Palermo, Napoli, Taranto);
Sabato 4 novembre: mobilitazione nazionale contro la guerra (luogo da definire).
Ognuna di queste mobilitazioni è occasione per creare partecipazione e per organizzarsi sul posto di lavoro. La guerra che la borghesia alimenta a livello internazionale è legata alla guerra interna che fa morti e feriti a causa del profitto, del taglio dei tempi e delle pause, della precarietà e della mancata formazione.
La formazione, lo sviluppo e il coordinamento di sempre più organizzazioni operaie e popolari sono le basi per arrivare a imporre un governo di emergenza delle masse popolari organizzate (che noi chiamiamo Governo di Blocco Popolare). Questo governo potrà veramente riorganizzare la produzione secondo un piano nazionale e nell’interesse dei lavoratori e della collettività, invece che nell’interesse di padroni che sfruttano senza riguardi per la sicurezza sul lavoro e la vita dei lavoratori.
Il Partito dei CARC offre il suo sostegno incondizionato agli operai decisi a ribellarsi e organizzarsi e vi invita a prendere contatto con noi.
Esprimiamo la massima solidarietà e vicinanza ai familiari della vittima colpita dall’infortunio e agli operai dell’Iveco.
Organizziamoci per cambiare le cose!
La classe operaia deve dirigere tutto!
Partito dei Carc-Sezione di Brescia
Tratto dalla Mailing List Sicurezza sul Lavoro
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