Un torto subito da un lavoratore è un torto fatto a tutti (IWW)

I Cie, gli immigrati e gli autoctoni dei quartieri popolari: un Natale di miseria e crudeltà

Postato il 30 Dicembre 2013 | in Italia, Scenari Politico-Sociali | da

La solidale (si fa per dire) città di Pisa non si è indignata per le condizioni di vita dei migranti libici o della popolazione del quartiere di S. Ermete. Partiti e sindacati hanno scientemente ignorato i problemi e solo la mobilitazione delle associazioni di solidarietà con i migranti e dei migranti stessi, solo la costruzione dello spazio popolare di S. Ermete con decine di iniziative ha squarciato il velo del silenzio e dell’omertà.

Esiste un business sulla miseria e sofferenza; i centri di accoglienza per migranti, in Italia , sono gestiti da cooperative e associazioni che vantano consolidata esperienza e una forte sensibilità\esperienza, svolgono una funzione importante il che non impedirebbe di riservare agli operatori trattamenti contrattuali e salariali dignitosi visto che lavorano per meno di 1000 euro al mese. Ma allo stesso tempo c’è un equivoco di fondo che porta gli operatori ad essere subalterni alla politica dei governi locali e nazionali e quasi mai critici verso le politiche che sanciscono sfruttamento, miseria e precarietà.

Sono migliaia i lavoratori e le lavoratrici che hanno operato nel settore sociale e magari vantano titoli di studio, stages ed esperienze internazionali ma lo stato e gli enti locali si guardano bene dall’avvalersi di queste esperienze.

Attorno alla gestione dei centri si muovono altri interessi, pensiamo agli appalti al ribasso (e con essi ribassano anche i salari e i contratti della forza lavoro), un lavoro che la logica dei tagli sta letteralmente disumanizzando.

Le pratiche di accoglienza come gli interventi sociali nei quartieri a rischio (sempre più numerosi) non possono essere ridotte alla stregua di pratiche burocratiche, di politiche compatibili con i programmi di mandato dei sindaci che mettono al primo posto i centri storici ormai privi ai abitanti popolari, di piccoli esercizi commerciali e artigianali.

E’ arrivato il momento di rimettere in discussione la politica della falsa accoglienza sul fronte immigrazione come la politica di contenimento della disperazione che non entra nel merito delle condizioni materiali in cui si vive (case e contesti sociali degradati, assenza di lavoro, abbandono scolastico).

In queste ore sta dilagando la protesta dei Cie, veri e propri carceri prodotti dalla aberrazione della Bossi Fini.

I Cie sono ormai veri e proprie carceri di appoggio”, gestiti da soggetti privati (cooperative legate a doppio filo al sistema politico come nei casi dei CPA e dei CARA) e a corpi militari che fanno ampio ricorso a misure di contenimento (anche attraverso prodotti farmaceutici) e di riduzione della spesa, del resto la detenzione nei Cie riguarda anche chi è senza procedimenti penali , reo solo di non avere un permesso di soggiorno.

I migranti che si sono cuciti la bocca, la fila dei senza nulla che attendono un pasto alla caritas, i frigoriferi vuoti nelle case popolari sono figli della stessa politica di annientamento dei diritti , quella politica che fa pagare alle classi sociali meno abbienti i crack finanziari.

Confederazione Cobas Pisa

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