Un torto subito da un lavoratore è un torto fatto a tutti (IWW)

I Cobas e le lavoratrici dei servizi educativi incontrano il Consigliere Romanelli (Sel)

Postato il 15 Marzo 2013 | in Lavoro Pubblico, Sindacato | da

Cobas e le lavoratrici dei servizi educativi incontrano il Consigliere Romanelli (Sel): la Regione Toscana intervenga sul regolamento attuativo della legge sui servizi educativi. Basta privatizzazione dei nidi

Approvate le modifiche alla Legge Regionale 32\2002 (testo unico della normativa in materia di educazione, istruzione, orientamento, formazione professionale e lavoro), da qui a un mese sarà approvato il regolamento attuativo.

Sono cadute nel vuoto le richieste dei Cobas di audizione nella commissione consiliare, richieste avanzate da mesi. Lo scorso 9 Gennaio il Consiglio regionale ha approvato le modifiche alla legge ed ora, entro il 9 aprile , dovrà licenziare il decreto attuativo.

La presenza in Consiglio Regionale è servita per richiamare l’attenzione su alcuni punti salienti.

Vediamoli insieme, certi che non abbia giovato il silenzio di gran parte delle organizzazioni sindacali e la logica di chi come la Cgil ha preferito una discussione tutta interna al Consiglio e a gruppi ristretti evitando che della questione venissero investite le educatrici, i genitori e le lavoratrici dei settori educativi.

Nei vari testi di regolamento girati fino ad oggi ci sono molti punti da migliorare

Il rapporto educatori bambini va stabilito non in base alle varie fasce di età. il rapporto continui, come oggi, ad essere unico, stabilito in base al numero dei bambini presenti nel mese di maggiore frequenza e nel rispetto del rapporto di 1 educatrice ogni sei bambini\e. Ogni ulteriore incremento di questo rapporto avrebbe ripercussioni solo negative sulla qualità del servizio, sull’offerta educativa e sul lavoro stesso delle educatrici.

E’ inaccettabile esportare nei nidi e nelle materne quella riduzione degli spazi imposta negli uffici dalla spending review. Sottrarre spazi alle attività educative significa inficiare l’offerta formativa ,vanificare il lavoro svolto per anni nelle strutture pubbliche.

Nonostante questo le ipotesi per il nuovo regolamento ventilano una riduzione degli spazi da 6 a 5 mq per bambino.

Dilatare gli orari di apertura è sbagliato non solo perchè il contratto nazionale prevede un massimo di 42 settimane annuali di lavoro ed una massimo di 30 ore frontali settimanali per i lavoratori del settore (essendo questa un’attività per cui sono indispensabili adeguati tempi di recupero fisico e psicologico), ma anche perché ipotizzare la possibilità di permanenza di un bimbo entro la struttura per più di 10 mesi all’anno con picchi di 12 ore giornaliere equivale ad istituzionalizzare l’infanzia allontanando sempre di più i bambini da quello che dovrebbe essere un giusto e costante rapporto educativo con le loro famiglie.

Inoltre, come cobas, riteniamo che la qualità di un servizio educativo non posa prescindere dalla qualità delle condizioni di lavoro a cui sono sottoposti i lavoratori del settore. Se chi passa tutta la sua giornata con i bambini è sottopagato, non tutelato dal punto di vista della salute (costretto a lavorare malato), ricattabile e precario, necessariamente questo si ripercuote sui bambini stessi.

Sappiamo invece che nel settore privato queste sono le condizioni di lavoro abituali, tantopiù che il nuovo regolamento ipotizza l’eliminazione della clausola “applicazione al personale dipendente dei contratti collettivi nazionali di settore vigenti, secondo il profilo professionale di riferimento” come requisito per l’autorizzazione al funzionamento dei nidi privati. Sarà dunque possibile aprire nidi senza nessuna garanzia sindacale per chi ci lavora dentro.

Non vorremo che in nome del sistema integrato pubblico/privato, al fine di omologare l’offerta dei servizi educativi a tutti i cittadini,si finisse( in realtà) per diminuire drasticamente la qualità dei servizi stessi distruggendo anni di pregiato lavoro pedagogico nei quali tra l’altro il sistema pubblico toscano si era distinto anche a livello internazionale.

Allora, ampliare e diversificare l’offerta dei servizi educativi non vuol dire scambiare il nido con una struttura dove parcheggiare i bambini e le bambine a discapito della qualità dei servizi e dei percorsi educativi. In questa ottica, con la scusa di favorire l’utenza e con la solita retorica dei servizi al cittadino, si stravolge il servizio educativo pubblico.

Ci auguriamo che queste ed altre indicazioni possano essere recepite dal Consigliere Romanelli e dalla maggioranza in Regione su cui sempre più forte è la pressione delle cooperative , dei privati che vogliono ridimensionare l’esperienza dei nidi comunali per favorire strutture aziendali (sovvenzionate con soldi pubblici o project financing) , strutture dove le lavoratrici operano con contratti sfavorevoli, senza tutela sindacale e con il ricatto costante di contratti a tempo determinato rinnovabili (o no) anno dopo anno.

 Cobas Pubblico Impiego Toscana

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