November 27, 2024
Il presidente di Confindustria rompe sul nuovo modello contrattuale. A quanto leggiamo, ritiene impossibile portare avanti qualunque trattativa con il sindacato, non essendoci margini per poter proseguire il colloquio sui contratti nel modo tradizionale.
La mossa di Squinzi troverebbe origine nell’analisi di Confindustria (nota CSC del 3.10.2015) secondo cui negli ultimi anni le retribuzioni sono cresciute troppo e il peso dei salari sul Pil sarebbe oggi risalito ai massimi storici, raggiunti negli anni ’70.
Da qui la frenata. Ma, anche a voler prendere per buone le cifre di Confindustria, quel che non si dice è che il rapporto salari-Pil è mutato soprattutto per il crollo del Pil dovuto alla crisi. A Confindustria piacerebbe che piuttosto fossero crollati i salari, anche se già così molti milioni di famiglie non arrivano a fine mese.
E se la rottura con il sindacato fosse strumentale? Fa pensare la notizia che il governo pensa a un salario minimo ex lege. Può sembrare una provvida attenzione per i lavoratori. Ma ancora una volta il trucco c’è, e si vede. Perché in realtà un modello contrattuale – quello che Squinzi non vuole discutere — avanza sullo sfondo. Al salario minimo legale si accompagnerebbe il sostanziale azzeramento del contratto nazionale, in favore della contrattazione decentrata, territoriale o aziendale.
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