November 26, 2024
Il 12 agosto, una catastrofe industriale ha provocato in Cina 114 vittime, oltre 700 feriti; 6300 gli evacuati; i 70 dispersi sarebbero per la maggior parte pompieri. Una serie di conflagrazioni scoppiate in un grande deposito, Rui Hai International Logistics, che conteneva prodotti altamente pericolosi e tossici – destinati ad essere esportati o trasportati in altre regioni del paese – hanno scagliato in cielo una palla di fuoco alta centro metri, frantumato le finestre di edifici a oltre tre chilometri dall’epicentro del disastro, fatto esplodere centinaia di automobili nel vicino parcheggio. La prima esplosione è calcolata equivalente a quella di tre tonnellate e la seconda a 21 tonnellate di TNT (tritolo equivalente).
Non abbiamo trovato notizie specifiche sul numero di vittime tra i lavoratori del gruppo logistico e del porto. La società del porto di Tianjin ha riferito che decine dei suoi dipendenti risultano dispersi. Sappiamo che una buona parte di essi è costituita da migranti, provenienti dalle campagne della provincia centrale dello Henan, ai quali è negato il diritto di risiedere nella città, di avere sussidi per l’abitazione, per il sistema educativo e sanitario. Vengono così alloggiati in dormitori fatiscenti. Uno di questi, che ne ospitava 2000, è crollato in occasione delle esplosioni. Sono una parte delle centinaia di milioni di migranti che hanno alimentato il boom economico degli ultimi due decenni trasformando la Cina nella seconda potenza economica mondiale, senza però condividerne i benefici.
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