Un torto subito da un lavoratore è un torto fatto a tutti (IWW)

Il fascio va al famedio all’unanimità

Postato il 16 Novembre 2015 | in Italia, Scenari Politico-Sociali | da

nonaziLuogo: il Famedio del cimitero Monumentale di Milano. Famedio significa “città della fama”. Il luogo di sepoltura di personaggi famosi che hanno dato lustro alla città o che si sono distinti in attività ed impegno morale e culturale di alto profilo.

Decisione della commissione per il Famedio della Città di Milano: dare sepoltura a Franco Servello, autorevole esponente dell’MSI (Movimento Sociale Italiano) di trascorsa memoria, in pratica un fascista convinto, in quel luogo.

Scheda da Wikipedia (riassumo): è stato consigliere comunale di Milano dal 1951 al 1963. Nel 1958 è stato eletto Deputato nelle file dell’MSI e riconfermato fino al 1994. Nel 1996 è stato eletto Senatore e capogruppo di AN (Alleanza Nazionale) alla Bicamerale. Nel 2002, rieletto Senatore. Nel maggio del 2006 è nominato Grand’Ufficiale della Repubblica (fine presidenza Ciampi, ndr.). Il 19 maggio 2006 il sindaco di Milano, Gabriele Albertini, gli conferisce l’Ambrogino d’oro. È presidente del terzo ed ultimo congresso di AN (21-22 marzo 2009).

I componenti della Commissione suddetta: a capo c’è il Presidente del Consiglio comunale, Basilio Rizzo, ex Democrazia Proletaria e poi in vari gruppi Verdi e similari in seguito, da decenni in Consiglio comunale. Gli altri componenti si dividono tra minoranza e maggioranza, due assessori, quindi maggioranza e due burocrati, debitori della maggioranza attuale di centro-sinistra. Perciò il centro destra decisamente sotto rappresentato nella Commissione ed il voto finale a favore dell’ex fascista è stato preso però preso all’unanimità.

Esponenti autorevoli della Giunta Pisapia si sporgono politicamente a favore della controparte in Comune, ma in vista di che cosa? Forse delle prossime elezioni politiche. Forse questa pseudo sinistra pensa che una sorta di equilibrio fra le parti possa farle guadagnare un po’ di voti, considerando forse che tutta la sinistra milanese voterà comunque per la compagine che Pisapia aveva messo assieme cinque anni fa. In quel periodo, lo stesso sindaco attuale, che dice continuamente che non si candiderà più, aveva girato per tutti gli ambiti delle organizzazioni di sinistra per raccogliere voti. Anche il Congresso regionale dell’ANPI lo vide intervenire con il solito discorso elettorale, raccogliendo applausi che si dovevano tradurre poi in voti. La stessa ANPI che non lo ha visto partecipare, pochi giorni fa, alle esequie di Tino Casali, morto circa una settimana fa, all’età di 92 anni, storico ed indimenticato Presidente dell’organizzazione dei partigiani di sinistra, comunisti nella maggior parte. Forse Pisapia ha dato per acquisito tale tribuna di simpatia politica.

L’ANPI, l’unica organizzazione partigiana che ha mandato lettere di protesta per la decisione pilatesca della Commissione sul Famedio mentre altre, la Fiap ad esempio, che riunisce i partigiani socialisti e affini, ha tenuto a marcare la propria differenza dalla critica espressa dall’ANPI ricordando la sua differenza con la stessa. E smarcandosi dalle posizioni antifasciste a tutto tondo della più grande Associazione partigiana italiana. Con ciò avvalorando nelle cose la tesi del superamento delle ragioni della scelta che allora i partigiani tutti fecero, comunisti e tutti gli altri non comunisti, verso il fascismo.

Ora va molto di moda dichiarare che la dicotomia destra-sinistra sia superata. Molti lo sbandierano, da Renzi a Salvini. Ma se così fosse non si capisce perché la destra insista nel proporre i suoi uomini, anche da morti, quali segno di indifferenza politica, cercando di trasformare uomini di destra, marcatamente di destra, fascisti, quali padri della Patria. Come se la nostra storia recente, la Costituzione, nella testualità, la XII disposizione transitoria e finale, fosse acqua corrente. Ma allora vuoi vedere che tale contraddizione sia valida solo per la sinistra che deve dimostrarsi succube della destra per essere considerata democratica? Vuoi vedere che la destra spinge la sinistra nel baratro dell’indifferentismo per potere poi emergere quale parte di governo? Cosa significa cercare di mettere vicini un fascista ad esponenti partigiani e gappisti? Che senso ha volere sciogliere in un abbraccio comune chi è stato su barricate avverse in vita?

La Giunta Pisapia, con questa propaggine commissariale, si è dimostrata ancora una volta il clone di posizioni da pensiero unico che non hanno nessun nesso di raccordo valoriale con tutta la nostra storia, almeno dei suoi momenti più importanti. La Resistenza e le lotte sociali del secondo dopoguerra, una evoluzione costante, delle ultime dalla precedente. La nostra modernità è stata raggiunta attraverso fatiche e lotte politiche estenuanti. Meglio per tutti se si pensa che ora non si debba più avere necessità di scontri acuti, al di là delle diverse analisi e posizioni sui tempi moderni, ma dimenticarsi che, in ogni caso, l’oggi si basa sullo ieri non pare veramente intelligente.

Dopo tutti i decenni degli anni della strategia della tensione, del terrorismo, della paura di manifestare in piazza, della repressione poliziesca, delle morti eccellenti, dei tentativi di colpi di stato, dei morti di piazza e delle bombe fasciste, dopo tutti questi pesantissimi avvenimenti non possiamo veramente pensare che l’oggi debba diventare una grande melassa all’insegna di un abbraccio senza volto. Per di più con l’unico discrimine la capacità di cogliere le cose giuste (?) da quelle non giuste.

L’intelligenza fa parte del patrimonio di ognuno di noi. Ma la sua messa in pratica definisce il nostro agire politico, e lo dico in senso aristotelico, di uomo come animale politico, che lavora materialmente per raggiungere i fini che crede opportuni e positivi per lui e per altri come lui. Non può essere egemone una tendenza al superamento della scelta di campo. Non è indifferente prendere posizione. La scelta, qualsiasi sia, è alla base della nostra vita. Non è una novella DC (Democrazia Cristiana) il nostro futuro destino. Renzi, Pisapia e Basilio Rizzo dovrebbero saperlo. Specialmente l’ultimo del gruppo. Non è indecente prendere posizione, ma salutare.

Tiziano Tussi

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