December 21, 2024
La valutazione del decimo Forum Sociale Mondiale svoltosi a Tunisi dal 26 al 30 a marzo, al quale abbiamo partecipato come di consueto con una delegazione COBAS, va fatta differenziando i punti di vista e le ricadute politiche sociali a seconda dei differenti contesti interessati.
Il Forum per la Tunisia e per il Maghreb-Mashrek
Se osserviamo gli effetti del Forum per la Tunisia e per il Maghreb – ma anche per l’intera area mediterranea e per il Mashrek (Medio Oriente) – possiamo dire, senza tema di smentite, che sono stati eccellenti, imprevedibili fino a pochi mesi fa e oltre ogni aspettativa anche degli stessi organizzatori. Più di 40 mila iscritti/e paganti (un record assoluto se si escludono le edizioni brasiliane di Porto Alegre e Belem, svoltesi in contesti sociali e politici assai più favorevoli, con l’appoggio di governi, stati federali, partiti, sindacati e movimenti potenti) ma almeno 50 mila persone che sono circolate nel campus dell’Università El Manar; 4000 organizzazioni ufficialmente presenti, con quasi 1500 attività ufficiale e 30 assemblee di convergenza; una manifestazione iniziale di almeno 30 mila persone (cifra reale, non “politica”) ed una conclusiva (ma quando la gran parte dei partecipanti era già partita) di circa 10 mila; una grande visibilità sulla stampa tunisina e maghrebina e un notevole consenso e simpatia tra la gente “normale” di Tunisi. Per comprendere appieno l’importanza di queste cifre, è bene ricordare che ancora tre anni fa quando i promotori del FSM tunisini (e del Forum del Maghreb, con egiziani, algerini e marocchini) si riunivano per i loro lavori, ci chiedevano sempre una presenza di esponenti internazionali del CI (Consiglio Internazionale) del FSM, per evitare di essere arrestati in toto, visto che intorno alle loro sale di riunioni si appostavano centinaia di poliziotti armati, come se si fosse trattato di riunioni terroristiche.
Lo straordinario risultato del FSM avrà almeno tre ricadute positive sulla zona e sullo spazio politico degli altermondialisti tunisini: 1) le decine di migliaia di giovani (almeno l’80% dei partecipanti al FSM era sotto i trenta anni) tunisini e maghrebini sono usciti entusiasti dall’esperienza, orgogliosi che la loro “rivoluzione” (anche se qualcuno/a in Europa storce il naso, questo è il termine che tutti a Tunisi usano per ciò che è accaduto negli ultimi due anni nel Nord Africa) avesse attirato militanti in gran copia da tutto il mondo e in particolare da quei paesi d’Europa che, a torto e a ragione, restano punto di riferimento per tanti di loro. Ciò aiuterà grandemente i movimenti sociali e le organizzazioni antiliberiste locali ad espandere il loro raggio d’azione e a essere almeno relativamente difesi dalla repressione. E’ evidente che l’enorme solidarietà espressa nel Forum e nelle manifestazioni di piazza contro l’assassinio di Belaid – e la grande attenzione internazionale dopo il tragico evento – dovrebbero indurre a più miti consigli il governo ma anche i gruppi armati salafiti, che in effetti in queste giornate non hanno dato segni di vita, né creato alcuna tensione in città; 2) il clima terroristico diffuso intorno alla Tunisia da tanti organi di informazione è stato non solo ridicolizzato in loco, ma le testimonianze delle migliaia di organizzazioni extra-tunisine nel mondo serviranno a far capire a tanta gente che in Tunisia non è in corso una guerra civile e non si rischia la pelle andandoci per turismo. E, tenendo conto che il turismo è la principale risorsa del paese in termini finanziari, questa propaganda positiva è stata apprezzata assai, a Tunisi, dai più vari strati sociali, che infatti ci hanno accolto in ogni luogo e situazione con notevole spirito collaborativo; 3) la Tunisia è apparsa come luogo di mediazione sociale e politica possibile per una vasta gamma di conflitti pesanti e sanguinosi dell’area Maghreb-Mashrek, da quello palestinese, che è stato il tema principale del Forum, a quello siriano, dall’Iraq allo scontro tra Marocco e Fronte Polisario/popolo saharawi.
Se poi pensiamo che, a differenza di precedenti edizioni, stavolta il Comitato organizzatore non ha ricevuto alcun aiuto da stati, governi, sponsor economici – e a dirla tutta, pochi contributi sono arrivati pure dalle principali organizzazioni “storiche” del FSM – il livello tecnico-pratico, la disponibilità delle sale, la loro reperibilità, le informazioni distribuite nel campus, la presenza diffusa di attivisti in grado di dare tutto il sostegno utile ai non-addetti ai lavori, sono stati tutti elementi encomiabili, all’altezza anche delle edizioni del FSM tenutesi in Brasile. Le uniche lacune delle mancanti traduzioni con cabine in vari seminari sono state dovute alle numerose defaillances di quei traduttori di Babel che avevano preso troppo sul serio i rischi della “trasferta” tunisina e che, temendo per la propria incolumità, avevano dato forfait nelle ultime settimane. Peraltro, il clima altamente positivo ha permesso di assorbire senza troppi danni anche le notevoli tensioni tra le varie parti in causa nei conflitti armati (Palestina, Siria, Iraq, Sahara ecc..), che in qualche occasione sono anche venute alle mani o hanno contestato luoghi e momenti come la Assemblea dei Movimenti sociali, ma senza che la cosa degenerasse: il che non è davvero da poco se si tiene conto che stiamo parlando di componenti politiche e sociali che nei paesi in questione per lo più si sparano addosso o sovente si addebitano reciprocamente la responsabilità di uccisioni, massacri e torture.
Il Forum per le Reti, le convergenze e le coalizioni tematiche
Il Forum è stato decisamente positivo anche per il lavoro della maggioranza delle Reti, convergenze e coalizioni tematiche, in particolare di quelle che, dopo una serie di seminari, hanno concluso i loro lavori con le Assemblee tematiche di convergenza, dalle quali sono usciti documenti programmatici e di azione di notevole interesse che in questi giorni circoleranno in rete e che invieremo via via che arriveranno.
Se dovessimo fare una graduatoria di interesse e di partecipazione, dovremmo mettere al primo posto la Palestina, seguita a brevissima distanza dai migranti e dalle donne. Sul primo tema, mai in un Forum l’argomento aveva ricevuta tanta attenzione e spazio. Il lavoro in materia era stato preparato fin dall’anno scorso, soprattutto con il Forum Mondiale Palestina tenutosi in Brasile a novembre e con un successivo Forum tematico nel gennaio di quest’anno, sempre in Brasile (sui quali torneremo più avanti a proposito del Consiglio Internazionale FSM). Le bandiere palestinesi hanno dominato nella manifestazione di apertura e ancor più in quella di chiusura, dedicata specificamente alla Palestina, nei viali del campus e nelle decine di assemblee e sit-in all’aperto nei cinque giorni del Forum, oltre che in un numero spropositato e finanche esagerato di seminari (ben 34, una parte dei quali inevitabilmente sono stati poco partecipati) e con la affollatissima Assemblea di convergenza finale. Ma anche il tema Migranti ha avuto notevole successo: tanti seminari, tante iniziative, molta partecipazione e un’Assemblea finale stracolma di gente. I movimenti femministi, e delle donne in genere, hanno fatto il percorso inverso a quello delle altre Reti, partendo con una traboccante Assemblea il primo giorno e proseguendo poi con numerosi seminari. Poi, a seguire, le maggiori presenze e la maggiore efficacia nei lavori si sono registrati per il “cambio climatico”, “annullamento del debito”, “acqua”, “alternative mediterranee”, “sanità e salute”,“grandi opere inutili”, “alter summit”. Piuttosto sottotono le tematiche “lavoro” e “istruzione”, quelle che in altre occasioni, e di certo nei Forum europei, avevano avuto invece rilievi e pesi ben maggiori. D’altra parte i sindacati “ufficiali”, tra i quali oramai anche l’UGTT (il principale sindacato tunisino, che ha sostenuto e partecipato alla cacciata di Ben Alì), gli unici in grado di spostare numeri elevati di funzionari per un Forum mondiale, danno vita in queste occasioni ad iniziative di pura facciata sul piano dei temi lavorativi, non accettando l’idea di prendere decisioni vincolanti e impegnative in termini di scioperi o manifestazioni internazionali al di fuori delle proprie strutture burocratiche. Mentre, per quel che riguarda l’istruzione, ben poche strutture tunisine e maghrebine si sono impegnate sul tema, dando vita a seminari ed iniziative: e per lo più le attività e l’Assemblea finale di convergenza, inevitabilmente poco partecipata, hanno continuato a ruotare soprattutto sui temi, tipicamente latinoamericani, dell’educazione per adulti o extra-scuola, pur offrendo spazio per una discussione interessante sulla “formazione durante tutto l’arco della vita” e sulla scolarizzazione tecnico-professionale.
Il Forum come luogo dell’alleanza anticapitalistica complessiva
Il punto debole del FSM di Tunisi, secondo vari pareri e come già si disse per quello di Dakar del 2011, riguarda lo scarso avanzamento nel programma di azione e di convergenza complessiva come fronte, alleanza, coalizione anticapitalistica mondiale organizzata, in lotta contro il liberismo, l’austerità, la guerra, il razzismo e il patriarcato. Da tempo, o addirittura fin dalle origini a Porto Alegre, esiste tra i promotori del FSM e nel CI una marcata divergenza di opinioni a proposito delle finalità, scopi e obiettivi del Forum. Tagliando le cose con l’accetta, si può dire che da una parte c’è sempre stata la posizione di chi auspica la trasformazione del processo FSM in una sorta di nuova Internazionale anticapitalistica che, pur non ripercorrendo le strade di quelle socialiste e comuniste del Novecento, metta insieme le principali organizzazioni e movimenti sociali, sindacali e politici in una coalizione operativa che prenda collegialmente iniziative generali anticapitalistiche e, al momento, contro la crisi, l’austerità, il neocolonialismo, l’imperialismo. Dall’altra parte ci sono coloro che hanno sempre messo in guardia sui rischi di questa trasformazione, ritenendo prematura ogni “reductio ad unum”, ogni stretta organizzativa verso una ipotetica Internazionale che, stante le profonde differenze tematiche, ideologiche, culturali e politiche, porterebbe con grande probabilità a conflitti irrisolvibili di linea strategica o di priorità immediate, dando vita ad una catena di scissioni e fuoriuscite dal processo. Questa seconda posizione considera il FSM uno strumento al servizio dei movimenti e dei conflitti che, come nel caso maghrebino, potenzi entrambi in territori nuovi, li colleghi con quelli già più avanzati, dia l’occasione alle varie reti e coalizioni tematiche di avanzare nella propria integrazione, pubblicizzi le agende di iniziativa dei vari settori che partecipano al Forum ma lasci poi alle reti, ai movimenti e alle organizzazioni il compito di accordarsi sui percorsi successivi ai Forum veri e propri, senza pretendere che essi siano validi e vincolanti per tutti.
Anche a Tunisi questa polarità si è ripresentata, in forma anche più aspra del solito nel CI del FSM (che si è riunito sia durante il Forum, per una sola riunione, sia alla fine, per due giorni), sia nella Assemblea dei Movimenti sociali. Nel corso delle succitate iniziative brasiliane per la Palestina, le strutture brasiliane che nel 2001 avviarono il processo del Forum (da una parte organizzazioni e movimenti molto strutturati come la CUT, il principale sindacato brasiliano con più di dieci milioni di iscritti/e, il Movimento dei Sem Terra MST, più di due milioni, Via Campesina e varie altre forze; dall’altra il gruppo di intellettuali, riunito nel GRAP – gruppo di sostegno del FSM e del CI, in cui il Grap ha coinvolto via via forze similari da tutto il mondo – che operano nelle Università, nelle organizzazioni sociali religiose, nelle ONG e che hanno fatto da collante per tanti anni tra le forze strutturate, fornendo anche i nomi più conosciuti della leadership altermondialista, da Chico Whitaker a Moema Miranda, da Oded Gradjed a Candido Gribovsky) erano già venuti ai ferri corti per divergenze sostanziose sulle due iniziative pro-Palestina (il Forum Mondiale Palestina di novembre, sostenuto dalle organizzazioni e trascurato dal GRAP che si era invece molto impegnato in un simil-Forum tematico a gennaio). Ma a Tunisi il conflitto inter-brasiliano è esploso con virulenza, anche a causa di un documento – politicamente “provocatorio”, praticamente inattuabile e rapidamente rifiutato dai più – di Chico Whitaker (forse la figura in assoluto più autorevole e conosciuta in Brasile, e fuori, come leader del FSM) che ha proposto lo scioglimento del Consiglio Internazionale e la sua ricostituzione su basi individuali e volontarie e non con rappresentanza delle organizzazioni. La risposta della CUT è stata asperrima: il sindacato brasiliano ha distribuito urbi et orbi nei viali del Forum un documento di attacco frontale contro “un gruppetto di intellettuali che si ritiene padrone del Forum”, responsabile di manovrare le decisioni del FSM stesso al di fuori di una corretta democrazia gestionale. Al di là del segnale preoccupante di immaturità che è venuto improvvisamente dal Brasile (in Italia e altrove, negli anni scorsi, ci siamo ripetutamente divisi a livello nazionale, arrivando anche a conflitti aspri, ma non li abbiamo mai gettati, per giunta così brutalmente, tra i piedi dei partecipanti internazionali dei FSM), indubbiamente questa polemica ha scoperchiato alcune contraddizioni nel processo decisionale dei FSM che, forse, aiuteranno ad avanzare sul terreno del “che fare” e “con quali modalità di decisione e azione comune” tra un Forum e l’altro. Infatti, la discussione nel CI, svoltasi alla fine del Forum e anche grazie al successo dello stesso, pur mantenendo divergenze non piccole, ha avuto toni ben più maturi, con il contributo determinante della Rete italiana FSM,che gode della stima diffusa delle varie componenti del Consiglio e che ha avanzato alcune proposte di lavoro che affronteremo meglio in Italia nella prima riunione della Rete stessa: in modo da elaborare una posizione comune nella discussione che, oltre a proseguire e ad approfondirsi telematicamente all’interno del CI, dovrebbe coinvolgere, o almeno lo si spera, anche tutte le principali organizzazioni e movimenti che partecipano da tempo al processo FSM.
Nel frattempo, anche questo Forum ha dimostrato che l’Assemblea dei Movimenti sociali (AMS) – che è stata sostenuta nelle due ultime edizioni solo da una parte (assai politicizzata e inquadrata ideologicamente) delle strutture che storicamente hanno fatto parte del FSM, mentre molte altre non riconoscono la legittimità decisionale di tale sede se non per le forze che vi partecipano – non è la soluzione di sintesi operativa che molti vorrebbero si materializzasse nei Forum. A differenza di casi precedenti, in cui il documento finale, pur pre-costituito, sapeva inserire tutte le proposte significative emerse dai vari assi tematici, stavolta l’assenza di un vero lavoro preparatorio (affidato a due o tre persone di buona volontà ma non in grado di riassumere la complessità del FSM) e i numerosi attriti e scontri tra le forze del Maghreb-Mashrek che operano nelle zone di guerra o con fortissime tensioni, hanno ridotto la AMS a luogo di scontro tra slogan, con ripetute contestazioni agli oratori/trici (la maggior parte dei quali non si è manco potuta ascoltare, non essendoci neanche traduzioni efficaci e con gran parte dei discorsi e degli slogan in arabo) e anche una bagarre finale tra una parte della delegazione marocchina, che contestava le modalità di organizzazione dell’AMS e di produzione del documento conclusivo, e Mimoun Rahmani, di Attac Marocco e del CADTM (Comitato per l’annullamento del debito del Terzo mondo, la struttura più impegnata nell’AMS), principale organizzatore dell’Assemblea. Al di là dell’AMS, sono usciti vari appuntamenti tematici e delle varie coalizioni, che verranno riportati nei documenti delle Assemblee di convergenza; ma nell’insieme un solo appuntamento davvero sentito e propagandato, anche se non da tutte le coalizioni e Reti: e cioè la contestazione alla prossima edizione del WTO (l’Organizzazione Mondiale del Commercio, OMC), l’organismo contro cui a Seattle il nascente movimento altermondialista ebbe il suo battesimo eclatante a dicembre del 1999; edizione che si svolgerà dal 3 al 6 dicembre a Bali, in Indonesia. Per quel che riguarda l’Europa, invece, è stata fatta una discreta propaganda a quello che per molti/e sarà l’appuntamento centrale, l’Alter Summit ad Atene dal 7 al 9 giugno. Infine, molto consenso ha raccolto la proposta tunisina e maghrebina di far svolgere anche il prossimo FSM nella zona, con proposte che vanno per il momento dalla stessa Tunisia, all’Egitto, al Marocco; mentre i palestinesi vorrebbero fare la seconda edizione del Forum Mondiale Palestina in Europa. Ma, come già nel precedente FSM a Dakar nel 2011, è venuta di fatto a mancare quella Assemblea delle Assemblee che, come italiani/e della Rete del FSM presenti nel CI, contribuimmo non poco a far varare a Belem e che ebbe il merito di trovare una soluzione all’esigenza di presentare un quadro completo del Forum, attraverso una Assemblea finale in cui tutte le Assemblee tematiche ebbero cinque minuti per esporre le proprie conclusioni, poi sintetizzate in un documento unico ove si elencavano le iniziative comuni per i due anni successivi e quelle specifiche delle varie Reti. La soluzione scelta invece a Tunisi, soprattutto per demerito di quella parte del CI che fa riferimento al gruppo “storico” di intellettuali brasiliani, è stata quella di evitare l’Assemblea delle Assemblee, dando la possibilità – purtroppo, e prevedibilmente, inutile e confusa – alle varie Assemblee di convergenza di esporre le proprie conclusioni in piazza, poco prima della partenza del corteo per la Palestina, davanti ad un pubblico distratto e itinerante che si aggirava nella zona centrale di Tunisi.
I Cobas a Tunisi
La nostra delegazione, per varie vicende personali o di altri impegni politici sopravvenuti in extremis, si è letteralmente dimezzata rispetto alle intenzioni originarie. Questa riduzione ci ha impedito di seguire tutto ciò che ritenevamo interessante ma non ci ha limitato sulle questioni che ci stavano più a cuore, richiedendo la nostra presenza. Fermo restando che il nostro obiettivo principale è stato quello di aiutare le lotte e il processo rivoluzionario tunisino e maghrebino, abbiamo innanzitutto lavorato affinché la Rete Italiana del FSM mettesse in evidenza la ritrovata (in contro-tendenza rispetto alle altre delegazioni nazionali europee o latinoamericane) volontà unitaria, almeno a questo livello. Abbiamo fatto e portato (insieme ad altri/e) lo striscione iniziale degli italiani nei due cortei, ovviamente accompagnandolo con le nostre bandiere le quali, anche per assenza delle altre, hanno ricevuto molta visibilità nello spezzone italiano. Siamo stati attivi/e ai lavori delle reti palestinesi, dei migranti (seppur con qualche difficoltà e assenza nell’Assemblea finale), delle Grandi Opere, dell’istruzione, delle telecomunicazioni e call center, oltre che, nella prima parte, ai lavori del Consiglio Internazionale. Abbiamo organizzato i due incontri degli italiani, insieme alle principali forze della rete Italiana FSM, il giorno di inizio e quello di fine Forum. Abbiamo stretto ulteriori rapporti per quel che riguarda scuola e telecomunicazioni, con altre strutture sindacali e sociali. Un report specifico sul lavoro fatto con la rete Grandi Opere Inutili e Imposte e con quella delle telecomunicazioni vi verrà inviato a parte.
La delegazione COBAS al FSM di Tunisi
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