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Il patrimonio dello Stato nelle mani della speculazione finanziaria

Postato il 9 Ottobre 2014 | in Italia, Scenari Politico-Sociali | da

Il patrimonio dello Stato nelle mani della speculazione finanziaria

di Paolo Berdini

tratto da Il Manifesto del 4.10.2014

Lo sblocca rapine . Dieci anni per perfezionare il dl delle regalie

Qual­che mese fa George Soros, tra­mite il suo fondo Quan­tum Stra­te­gic Part­ners e assi­stito da Beni Sta­bili, ha par­te­ci­pato ad un’offerta di acqui­sto di immo­bili pub­blici del fondo immo­bi­liare Fip (Fondo immo­bili pub­blici), della Sgr Inve­stire Immo­bi­liare, con­trol­lata dalla Banca Fin­nat della fami­glia Nat­tino. Soros ha man­cato l’acquisto che è andato per 240 milioni ad un grande colosso, il fondo sta­tu­ni­tense Black­stone. La ven­dita è avve­nuta attra­verso l’advisor Cbre, una delle mag­giori società immo­bi­liari del mondo.

Sono anni che la grande spe­cu­la­zione finan­zia­ria tenta di met­tere le mani sul patri­mo­nio immo­bi­liare dello Stato. Sal­va­tore Set­tis nel suo fon­da­men­tale «Ita­lia spa» dimo­strava nel 2002 il dise­gno per­se­guito dal governo Ber­lu­sconi e da Giu­lio Tre­monti per ven­dere attra­verso una serie di società vei­colo il patri­mo­nio degli ita­liani. Dieci anni di ten­ta­tivi sono ser­viti per met­tere a punto il sistema di rapina: il primo atto fu l’affidamento nel 2004 a Inve­stire immo­bi­liare di 394 immo­bili dello Stato poi pas­sati a Blackstone.

Il dise­gno fu per­fe­zio­nato dal governo Monti. L’assemblea di Con­fin­du­stria del 25 mag­gio 2012 aveva chie­sto di aiu­tare le imprese edi­li­zie in crisi intro­du­cendo i “pro­ject bond”, e cioè la pos­si­bi­lità per i con­ces­sio­nari – anche di pro­getti di tra­sfor­ma­zione urbana — di emet­tere obbli­ga­zioni sull’opera da ese­guire per tro­vare risorse sul mer­cato finan­zia­rio. La richie­sta fu accolta: era mini­stro Cor­rado Pas­sera, già ammi­ni­stra­tore dele­gato di Intesa San Paolo. Il suo vice era Mario Ciac­cia già pre­si­dente della Biis, società per le infra­strut­ture di Intesa San­paolo. Nono­stante que­sto impo­nente aiuto, i pro­ject bond sono stati un cla­mo­roso flop.

Attra­verso lo «Sblocca Ita­lia» di Renzi e Lupi, la finan­zia­riz­za­zione diventa sistema e rischiamo la sven­dita del patri­mo­nio pub­blico. L’articolo 26 è inte­ra­mente dedi­cato alla ven­dita del patri­mo­nio pub­blico. L’articolo 20 age­vola l’attività delle Società di inve­sti­mento immo­bi­liare quo­tate (Siiq) anche per la ven­dita del patri­mo­nio dello Stato. L’articolo 10 for­ni­sce un ruolo cen­trale a Cassa Depo­siti e Pre­stiti, alla cui guida c’è Franco Bas­sa­nini, nomi­nato nel 2008 dal governo Ber­lu­sconi e mini­stro di governi di cen­tro sini­stra, dove si distinse per aver can­cel­lato l’obbligo di uti­liz­zare gli oneri di urba­niz­za­zione per costruire ser­vizi pub­blici: gra­zie a quel prov­ve­di­mento i comuni ita­liani sono stati lasciati in balia della spe­cu­la­zione edi­li­zia. Oggi, Cdp, attra­verso la sua immo­bi­liare Inve­sti­menti Sgr, sta diven­tando lo snodo affa­ri­stico che sven­derà il patri­mo­nio immo­bi­liare dello Stato. A capo della immo­bi­liare di Cdp sie­dono oggi due ban­chieri che si sono for­mati in JP Mor­gan e nei mesi scorsi Sgr ha con­cluso con l’inaspettato aiuto del comune di Roma la prima impor­tante “valo­riz­za­zione” delle caserme del quar­tiere Fla­mi­nio. Il modello Roma-Sgr dila­gherà in tutta Ita­lia gra­zie all’articolo 26 del decreto.

Un eco­no­mi­sta del livello di Fede­rico Fubini ha nar­rato mar­tedì scorso su La Repub­blica di una riu­nione di inve­sti­tori inter­na­zio­nali orga­niz­zato pro­prio da JP Mor­gan a Milano. Tra gli ospiti, Paul­son, ex mini­stro con Bush jr; fondi immo­bi­liari; gestori di hedge found e – tra gli altri — quel Mat­teo del Fante oggi a Terna e soste­ni­tore della prima ora dei pro­ject bond. A ulte­riore con­ferma dell’effervescenza nel “mer­cato” nel mag­gio scorso Nat­tino, Benet­ton, Del Vec­chio e Guz­zetti della Cari­plo hanno dato il via alla seconda immo­bi­liare italiana.

Mat­teo Renzi che a chiac­chiere si pro­clama nemico dei poteri forti, con l’articolo 13 regala sconti fiscali a que­sto mondo poi­ché l’imposizione passa dal 26% al 12,5%: ancora un tra­sfe­ri­mento di ric­chezza verso il mondo dei pri­vi­legi da parte di un’Italia sem­pre più povera. Il decreto amplia poi le cate­go­rie di sog­getti che pos­sono emet­tere obbli­ga­zioni. Il governo Monti nel 2012 con­sen­tiva di dero­gare dall’obbligo di garan­tire le obbli­ga­zioni tra­mite ipo­teca sol­tanto agli «inve­sti­tori qua­li­fi­cati», pre­vi­sti dalla Con­sob nel 1999. Lo Sblocca Ita­lia estende que­sta pos­si­bi­lità anche «alle società e ai sog­getti giu­ri­dici con­trol­lati da inve­sti­tori qua­li­fi­cati». Raf­faele Can­tone ha osser­vato che «le norme sul pro­ject bond pos­sono pro­vo­care rischi sul piano della nor­ma­tiva rici­clag­gio». Del resto, Renzi non parla mai dell’urgenza di rein­tro­durre il reato di falso in bilancio.

E’ stata come noto la finanza di rapina a pro­vo­care la crisi che sta minando il futuro delle gio­vani gene­ra­zioni: mer­co­ledì scorso il mini­stro Padoan ha ammesso che siamo di fronte ad una crisi più grave del 1929. Lo Sblocca Ita­lia per­pe­tua que­sto fal­li­mento ed affida al mondo finan­zia­rio le città e il patri­mo­nio immo­bi­liare pub­blico. A scor­rere gli arti­coli del decreto si vede che è stato scritto pro­prio dalle lobby che hanno por­tato alla dram­ma­tica crisi che viviamo. C’è ancora la spe­ranza che il Senato cambi que­sta ver­go­gna. Altri­menti non resterà che la strada refe­ren­da­ria pro­po­sta da Paolo Mad­da­lena: non pos­siamo per­met­tere che la finanza spe­cu­la­tiva si impa­dro­ni­sca della ric­chezza di tutti gli italiani.

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