December 22, 2024
I lavoratori e le lavoratrici degli stabilimenti italiani della Electrolux stanno subendo un ricatto: o accettano una drastica riduzione salariale o perderanno il lavoro perchè la multinazionale intende spostare nell’Est Europeo la produzione. Da anni la produzione viene delocalizzata nell’est europeo dove lo stipendio medio di un operaio è la metà di quello di un operaio italiano (che a sua volta guadagna molto meno di un pari livello svedese\tedesco\olandese).
Alcuni paesi dell’Est, per invogliare l’arrivo delle multinazionali ,hanno creato un sistema di gabbie salariali e una forte contrazione del già debole potere di acquisto con normative in materia di diritto del lavoro, sicurezza e ambiente particolarmente favorevoli ai padroni. In quei paesi il liberismo e l’ideologia del mercato hanno creato miseria e fame consentendo a pochi oligarchi di ammassare ricchezze incalcolabili.
Il salario di un lavoratore serbo, polacco e ungherese è meno di un terzo di quello italiano, se poi aggiungiamo defiscalizzazioni, incentivi statali e piena libertà di sfruttamento, delocalizzare la produzione è una soluzione vantaggiosa per il grande e medio padronato.
La competitività nasce così dalla riduzione dei salari e dei diritti.
Il ricatto è questo e finalizzato ad ottenere nei paesi a capitalismo avanzato (partendo dagli anelli più deboli della catena:i cosiddetti Piigs) una politica salariale e contrattuale che segni la completa e definitiva sconfitta di ogni rivendicazione salariale e contrattuale.
Il resto lo faranno le demagogie mediatiche, non ultima quella del ricatto generazionale (chiedere ai lavoratori di andare in pensione prima del tempo con un assegno previdenziale da fame rinunciando al Tfr per ottenere un posto di lavoro per i propri figli, magari con contratti di ingresso sfavorevoli e nessuna certezza occupazionale per il futuro).
La proposta Electrolux, come quella dello scambio generazionale in Zanussi, sono proposte irricevibili sulle quali non va aperta alcun confronto sindacale, del resto se passsa questa linea non ci sarà futuro per la contrattazione sindacale, il salario diventerà una variabile dipendente dal mercato e dai capricci padronali.
E’ impotante ricordare che sulla linea della riduzione del potere di acquisto e di contrattazione si muovono tutti gli accordi interconfederali, dal 28 giugno 2011 al 31 maggio 2013 sino al testo unico del 10 gennaio 2014 i cui obiettivi sono quelli di sancire il primato dell’impresa e di regole che calpestano i diritti, la dignità e la stessa condizione umana dei lavoratori.
Proprio in questi giorni l’Istat ha descritto il nostro paese con una fotografia impietosa , una nazione sempre più povera con la ricchezza concentrata in poche mani e le politiche del fiscal compact che stanno mettendo in ginocchio il paese impoverendo le classi popolari e la classe media , spingendo al fallimento i lavoratori autonomi, colpendo ferocemente i lavoratori pubblici e con una sistematica distruzione del welfare e dei servizi pubblici.
La risposta non può essere quella di cedere ai ricatti e alle compatibilità del fiscal compact, avere subito le politiche degli ultimi anni ha indebolito la classe lavoratrice e marginalizzato le sue istanze di lotta.
La risposta alla crisi non è la supina accettazione dei ricatti di Electrolux, se cediamo oggi non ci sarà un domani.
Mobilitiamoci contro i ricatti padronali e ogni forma di compatibilità con il fiscal compact
Cobas Pisa
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