January 12, 2025
Il tentativo dell’Ikea di aumentare la flessibilità e di pagare meno il lavoro domenicale, l’apertura dei negozi Carrefour anche di notte, la domenica ormai considerata praticamente un giorno di lavoro normale nella grande distribuzione organizzata e in gran parte del commercio, ci mostrano come l’attacco al tempo di vita dei lavoratori non si ferma. I padroni non si accontentano mai, e non si fermeranno fin quando qualcuno non gli si metterà davanti per bloccarli. è ora di dire basta e smettere di tornare indietro.
“Ringrazia che hai un lavoro!” In quest’agosto di scioperi a qualche lavoratore dell’Ikea è capitato di sentirsi ripetere questa frase da qualche cliente. E sì: perché c’è la crisi, la disoccupazione è al 13%, quella giovanile al 45% e, nonostante i proclami bimestrali del governo Renzi e di quelli che l’hanno proceduto, non se ne vede la fine.
E quindi bisogna baciare le mani che ti danno lo stipendio, che se non vuoi lavorare dietro di te c’è la fila. Quanto senso di colpa hanno provato a buttarci addosso in tutti questi anni: i disoccupati non volevano lavorare, ché ai mercati generali c’era sempre posto; i giovani universitari che protestavano contro le riforme non avevano voglia di fare nulla, ché se volevano lavorare si dovevano sbrigare a prendere la laurea e magari non essere choosy ed accettare il primo impiego che gli veniva offerto (quasi quasi pareva che in Italia ci fossero milioni di pizzerie in cerca di pizzaioli!); gli immigrati dovevano ringraziare solo per il fatto di essere qua, lavorare duro e poi a casa a dormire ché disturbano solo a vederli in giro; i lavoratori pubblici non facevano nulla e quelli con contratto a tempo indeterminato erano dei privilegiati. E intanto, nel mondo del commercio come dei servizi pubblici, aumentavano sempre di più la flessibilità interna, introducevano nuovi “criteri di produttività”, finivano per considerare domenica e festivi giorni lavorativi normali.
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