November 29, 2024
Nell’ultimo triennio, mentre i discount crescevano per via della crisi, la Dico inspiegabilmente accumulava perdite che le Coop proprietarie risanavano, senza pero’ intervenire nella gestione per correggere gli errori .
Quest’anno poi, con una trattativa tenuta quasi nascosta, hanno deciso di cedere la Dico al gruppo Tuo di’ con un’operazione che comprendeva anche l’acquisizione dei Despar. La nuova proprieta’, ai vari incontri con i sindacati confederali che chiedevano un piano di gestione chiaro, ha dato sempre rassicurazioni verbali sull’intenzione di sviluppo della catena e sul mantenimento dei posti di lavoro, ma ha sempre rimandato la comunicazione di questo piano, anzi la proprietà ha acquistato tempo evitando di confrontarsi sui problemi con la compiacenza dei sindacati confederali. Solo pochi giorni fa è stata diffusa la notizia che verranno chiusi alcuni punti vendita, e in alcuni casi le chiusure sono già avvenute.
Ecco i numeri: chiuse alcune sedi, uffici e centri di distribuzione, 30 punti vendita, altri 35 finiranno in franchising, per un totale di 322 lavoratori e lavoratrici in esubero, da cercare di ricollocare ove possibile, in alcuni casi anche lontano da casa costringendoti a scegliere la il licenziamento e un luogo di lavoro che dista un’ora o due da casa. E ovviamente, dove non sarà possibile la ricollocazione nella regione (!!), arriveranno i licenziamenti.
I sindacati confederali, dopo tante riunioni, sono riusciti solo a ottenere l’apertura della procedura di mobilità nazionale, e per il resto si sono limitati a invitare i lavoratori a rivolgersi ai loro uffici locali invitandoli a tesserarsi a Cgil Cisl Uil per essere tutelati. Lo sciopero è stato usato solo una volta e per protestare contro le coop che ci avevano gia ceduto, come Cobas avremmo preferito una strategia diversa, ricorrere allo sciopero tardivamente e solo dopo i licenziamenti è stato un grave errore perchè la nuova proprietà e quella vecchia hanno potuto agire indisturbati senza una reale opposizione sindacale.
Lo sciopero è un’arma da utilizzare nel migliore dei modi, per esempio chiedendo alla nuova proprietà il rispetto delle promesse fatte riguardo al mantenimento dei posti di lavoro, visto che comunque le coop avevano gia risanato il bilancio prima della cessione e la nuova proprietà parte da un pareggio di bilancio. Allo stato attuale, ancora manca un piano dettagliato di gestione, vengono solo annunciate nuove aperture entro la fine del 2014, mentre i licenziamenti sono gia partiti. Quindi solo vaghe promesse per il futuro e un presente costellato da chiusure di punti vendita e licenziamenti. Il rischio poi, è che nel frattempo ad altri punti vendita possa toccare la solita sorte in caso di difficoltaà anche temporanee, visto che non sappiamo se il gruppo Tuo abbia intenzione di investire sui negozi in difficoltà o invece preferisca l’ immediato taglio dei costi e uno snellimento della catena.
Nessun lavoratore al momento puo’ dirsi sicuro del proprio posto di lavoro. Per questo, per cercare di far tornare la nuova proprieta’ su suoi passi, facendola investire e non tagliare, invitiamo i lavoratori a rivolgersi ai Cobas di zona, chiediamo alla confederazione cobas nazionale di farsi promotrice di una campagna rivolta al personale dico, I cobas sono a disposizione dei lavoratori e delle lavoratrici anche solo per chiarimenti sul reale stato delle cos, ma auspichiamo una linea un po’ piu’ decisa anche degli altri sindacati perchè l’untià non sia scissa dalla radicalità, dalla difesa dei posti di lavoro senza cedimenti al mondo delle cooperative che ha non poche responsabilità nello smantellamento del gruppo Dico.
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