Un torto subito da un lavoratore è un torto fatto a tutti (IWW)

Intervento di Cobaspisa al congresso delle sezioni comuniste di Pisa e Milano Pisa 6 Febbraio 2016

Postato il 8 Febbraio 2016 | in Italia, Scenari Politico-Sociali | da

A proposito di militanza oggi

Pugno_chiusoCari\e,

nel timore che gli impegni sindacali sempre piu’ pressanti e la riduzione del corpo militante che attanaglia le organizzazioni sindacali e politiche siano ostacolo per la diretta partecipazione al vostro congresso, vogliamo indirizzare ai presenti queste poche considerazioni come contributo al dibattito

Volutamente saremo schematici e un poco riduttivi ma sicuramente pragmatici

– il punto di partenza di un serio ragionamento dovrebbe essere una analisi della crisi del capitale e dei suoi effetti sociali. La sovraccumulazione di denaro e di lavoro, la messa a valore del capitale di ogni spazio sociale e metropolitano andrebbero prima capiti e poi discussi collettivamente. Da anni assistiamo alla separazione tra teoria e pratica , all’isolamento compiaciuto nel proprio ambito di intervento. E’ accaduto agli intellettuali che a forza di studiare hanno abbandonato la militanza per riprodurre i ruoli acquisiti nella società capitalistica, è accaduto ai sindacalisti che quando non hanno perso ogni approccio di classe alla questione del lavoro finiscono con il richiudersi solo nei loro ambiti di intervento . La crisi riproduce, in ambito culturale sociale e politico, dinamiche e ruoli che andrebbero capiti e corretti.
Quanto oggi accade in Italia in materia di lavoro è già avvenuto nella Germania socialdemocratica di 10\12 anni fa, il jobs act ricorda quei mini -medi jobs che determinarono la sconfitta del movimento operaio tedesco. Questa semplice constatazione scaturisce dalla lettura di alcuni autori marxisti ma anche dal confronto con delegati operai tedeschi, quel confronto che in Italia ormai non esiste piu’. Far parlare i delegati sindacali europei è una necessità che anche settori del sindacalismo di base eludono pensando ad una gestione locale della resistenza alla crisi, il che riproduce logiche corporative e non conflittuali, una analisi dell’oggi politicista e chiusa. Mettere a confronto i delegati sindacali e politici in ambito europeo è una necessità imposta dal capitale perché alle politiche capitaliste europee si risponda con la lotta di classe nel continente. In questi dieci anni, nei vari paesi della Ue hanno adottato politiche di autentica macelleria sociale, con tempi e modalità differenti ma tutte gestite con un unico obiettivo: disarticolare la resistenza della classe lavoratrice, indirizzare verso il capitale la ricchezza sociale prodotta, impoverire i salari, smantellare il welfare o farlo governare da logiche e scopi che ne snaturano ogni funzione.

In questi anni politica e sindacato hanno peccato di autoferenzialità , gli intellettuali non hanno svolto un ruolo reale, anzi la loro estraneità ai movimenti reali in ambito sociale e lavorativo è sempre piu’ accentuata. Chi fa lezioni di radicalismo in qualche cenacolo, sovente assume ruoli non conflittuali o di autoisolamento nei luoghi di lavoro. Se cosi’ non fosse, oggi, avremmo un movimento studentesco diverso, la responsabilità della sua chiusura o sindacalizzazione in ambito cgil non è solo dovuta ai cambiamenti sociali (lo studente lavoratore non esiste quasi piu’, chi svolge lavoretti ha appena il tempo di frequentare le lezioni e spazi per la militanza non ci sono, chi rimane 3\4 anni fuori corso paga tasse esorbitanti insostenibili per moltissime famiglie ) o a una risposta moderata alla crisi. Esistono responsabilità ben precise di gruppi intellettuali non piu’ organici ad un progetto di analisi e di cambiamento della realtà, intellettuali che hanno riprodotto il ruolo dei grilli parlanti, degli accademici ma senza costruire un sapere diffuso e militante, gruppi di lavoro e di inchiesta. La parola d’ordine per noi resta quella di sporcarsi le mani con la realtà e non nascondere la testa sotto la sabbia, anni di test invalsi ci restituiranno un futuro nozionistico funzionale alla dittatura del capitale sul lavoro, a noi il compito di inceppare gli ingranaggi di questo percorso.

Analogo discorso vale per gli altri ambiti lavorativi: il potere di contrattazione sindacale è ai minimi storici ma da qui a non intraprendere neppure dei percorsi di organizzazione dal basso dei lavoratori corre grande differenza. Chi del resto non sa ribellarsi e resistere ai propri padroni non puo’ in ambito sociale e politco ergersi a mestro

-ci siamo soffermati su questo antico vizio intellettuale pechè Pisa è una città universitaria, la città del precariato come abbiamo scritto in un documento di pochissimi giorni fa. Una Pisa in profonda trasformazione da 15 anni , quelle trasformazioni analizzate solo parzialmente e mai oggetto di una discussione collettiva che dovrebbe vedere impegnati tutti\e

Pensiamo sia importante i riprendere percorsi di scuole popolari in una epoca dove torna ad imperare l’analfabetismo di massa, un analfabetismo strutturale e strumentale anche al modello sociale oggi dominante. Scuole popolari, gruppi di acquisto sociale\popolare (da non confondere con i gas che hanno avuto innumerevoli meriti ma alla fine si sono ridotti a un ruolo distributivo dei prodotti della terra coltivati da piccoli agricoltori biologici senza riproporre percorsi di occupazione e riappropriazione collettiva di spazi abbandonati, di aree agricole dismesse negli anni della speculazione immobiliare) sono percorsi pratici possibili e necessari se accompagnano la critica al modello capitalista con azioni concrete, se non perdono di vita i rapporti sociali, la conflittualità, se non ci limitiamo ai diritti civili compatibili con il capitale rivendicando invece pieni diritti sociali.
Il percorso è lungo, non si tratta di aspettare l’esplosione delle contraddizioni con un atteggiamento meccanico e pantofolaio, il capitale governa e si ripoduce nella crisi per decenni se non incontra una forza sociale antagonista capace di inceppare e distruggere la sua riproduzione
Ma come costruire questa forza?
Non esistono ricette pronte per l’uso ma pratiche e sperimentazioni da mettere insieme, pensiamo che le lotte intraprese contro i licenziamenti politici e i cambi di appalto siano percorsi utili necessari anche per restituire dignità e ruolo allo stesso agire sindacale. Analogo discorso va fatto per le lotte sulla casa e nei quartieri

Bisogna evitare che la militanza sfugga alla materialità dei percorsi di lotta , alla costruzione di differenti rapporti di forza, per queste ragioni non servono le sovrastrutture ideologiche tipiche di tanti -ismi, serve invece una cassetta degli attrezzi rinnovata che tenga insieme lettura della realtà e pratiche conseguenti all’insegna di radicalità e unità, di piccole azioni quotidiane capaci di restituire una identità e un agire comune alla classe.

Provarci senza perdere altro tempo è ormai una necessità alla quale non potremo piu’ sottrarci

Cobas Pisa

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