Qual è la tua esperienza nel campo dell’antinucleare?
Siccome sono palermitano, immigrato qui al nord, l’antinucleare lo riallaccio al Collettivo Antinucleare di Cinisi di Peppino Impastato, perché eravamo colleghi di università e anche compagni di partito in Democrazia Proletaria. C’era un collettivo antinucleare a Cinisi, io lo seguivo e tra l’altro ero il coordinatore regionale di Democrazia Proletaria. Allora Peppino veniva considerato un compagno per così dire periferico, pur facendo un lavoro di enorme valore sociale e culturale. Anzi, il tipo di radio che faceva era proprio un esperimento comunicativo secondo me importantissimo. Tra l’altro organizzava delle performance oggi piuttosto comuni: per esempio la finta morte atomica con la gente vestita di bianco che si sdraiava per terra. Cose che oggi sono abbastanza scontate come pratica di sensibilizzazione e di lotta.
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