November 25, 2024
“È la tecnica standard per la privatizzazione: tagli i fondi, fai in modo che le cose non funzionino, la gente si arrabbia e tu consegni tutto al capitale privato”. Alla sanità toscana, tra tempi di attesa e ticket sempre più alti, si adatta alla perfezione questa citazione dell’intellettuale statunitense Noam Chomsky.
La questione dei tempi d’attesa in sanità è nota e stranota, ma c’è un aspetto particolarmente insopportabile che non possiamo non denunciare: i tempi d’attesa per gli esami di controllo dei pazienti oncologici. Neanche chi ha avuto un tumore, infatti, gode di un percorso privilegiato che gli consenta di ricevere le prestazioni tempestivamente e verificare se la malattia si è ripresentata. Stiamo parlando in particolare delle ecografie e delle mammografie. Nel 2005 era stato ideato il percorso Cord tramite il quale questi pazienti erano seguiti in modo specifico; ma da qualche tempo il meccanismo è saltato e il Cord non è più in grado di rispondere a tutte le esigenze.
Quali sono i motivi? In primo luogo la riduzione di risorse dovute al personale che è andato in pensione e non è stato sostituito, e anche il fatto che a Livorno sono solo due i centri dell’Asl dove vengono eseguite le ecografie (Ospedale e Fiorentina), a cui vanno aggiunti tre centri privati convenzionati. L’altra ragione è il forte aumento dei pazienti in cura. Questo aumento è dovuto in parte ad una migliore qualità delle terapie, che assicurano la sopravvivenza a un maggior numero di pazienti rispetto al passato, ma c’è anche una cattivissima notizia, che è la maggior diffusione di alcuni tipi di tumori. Ad esempio sono molto aumentate le richieste della Dermatologia che si riferiscono a pazienti che hanno avuto un melanoma.
Il melanoma
Si tratta di un tumore maligno della pelle che si riproduce molto facilmente e i controlli in questo caso devono essere eseguiti tramite ecografie abbastanza frequenti e che riguardano diverse parti del corpo. Secondo alcuni studi l’incidenza del melanoma a livello mondiale sarebbe addirittura raddoppiata negli ultimi decenni. In Italia nell’ultimo quinquennio i decessi attribuiti a melanoma cutaneo sono stati 4.000 nei maschi e oltre 3.000 nelle femmine. Come scrivevamo tempo fa, la nostra provincia nel 2011 ha registrato un tasso di mortalità per melanoma superiore del 51% alla media regionale. Si pensa che il cambiamento climatico renda ancora più pericolosa che nel passato l’esposizione ai raggi solari e andrebbe anche verificata la pericolosità delle lampade abbronzanti ormai di uso comune. Vi sono altre possibili cause ambientali quali l’esposizione all’arsenico, contenuto in alcuni pesticidi e utilizzato nel settore petrolchimico (nel solo 2011 la Solvay ne ha sversato in mare una tonnellata e mezzo). Per quanto riguarda gli screening, per il melanoma esiste solo la giornata dello “Skin cancer day” che è assolutamente sottodimensionata rispetto alle esigenze.
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