November 27, 2024
Mattinale. (anticipazioni dal testo “Non è revisione ma sovversione“)
Per introdurre con legge ordinaria un referendum politico deliberativo sugli atti esecutivi del governo e l’istituzione di corsie preferenziali per le leggi di iniziativa popolare
Sulla mistificazione della divisione dei poteri e le anticostituzionali e reazionarie “Legge sulla rappresentanza sindacale” e “Legge sui partiti”
Bloccare gli intenti di introdurre l’anticosiituzionale “Legge sulla rappresentanza sindacale” maggioritaria e l’altrettanto anticostituzionale “Legge sui partiti”, negatrici l’una della libertà e autonomia sociale dei lavorotori liberi di organizzarsi senza interferenze legislative-governative, e l’altra dell’autonomia politica-sociale di “tutti i cittadini” che “hanno diritto di associarsi liberamente in partiti perconcorrere in modo democratico a terminare la politica nazionale”, art. 49 della Costituzione che risulta violato proprio da chi oggi vorrebbe introdurre una “Legge sui partiti” ( tanto che noi a meta anni 90, abbiamo denunciato alla Magistartura il mancato rispetto di tale articolo da parte dei partiti esistenti): a cui mirano – come mirano dal 48 alla legge sulla rappresentanza sindacale – sin dal 1948 tutte le forze reazionarie e della destra sociale e politica, cioè del capitale d’impresa e delle sue forze organizzate, che mai sono riuscite a realizzarle per la dura e determinata aopposizione delle forze democratiche del movimento operaio e social-comuniste.
La falsa divisione dei poteri. Stante che solo oggi. anche alcuni cosituzionalisti e solo “giornalisticamente” ( cioè in forma separata, quindi poco scientifica in quanto non organica), parlano e scoprono quel che da oltre un mese abbiamo scritto e denunciato in modo organico – da quando il Re-Tavicello del capitale e del “regime di governo del capo” ha ventilato di volere modificare regole, funzioni e composizione della Corte Costituzionale (quindi ben prima della sentenza della Corte sulla truffa delle pensioni a cui “giornalisitcamente” si riferiscono oggi anche tali costiuzionalisti), riteniamo di dover anticipare parte del testo in itinere “Non è revisione ma sovversione”, che analizza l’argomento e colloca la questione “Corte cosituzionale” nel quadro organico e come conseguenza della “revisione” sovversiva della Costituzione che comprende tutto Piano globale e complessivo di c.d. “riforme”, che ogni giorno aggiunfono un pezzo alla sovvesione complessiva dela democrazia e del sistema sociale-economico-politico costituzinale anche con “leggi ordinarie”. Insoma dal Partito nazionale al sindacato unico con la ricerca di una intesa simile a quella di Palazzo Vidoni nel 1925, a cui sembra acconsentire anche il Landini FAVOREVOLE ad una anticostituzionale LEGGE SULLA RAPPRESENTANZA SINDACALE.
(da “Non è revisione ma sovversione”)
Per lottare occorre prima capire e capire perché e per che cosa
“….Aprire una nuova fase di comando dall’alto oggi significa restaurare le forme di potere che originano dall’idea che può portare a qualsiasi altra forma e modo di debordo dalla democrazia, secondo cui – operazione condotta da destra e da sinistra – gli “esecutivi” riassumono in sé tutta la politica (col potere di indirizzo e di iniziativa che viceversa la Costituzione attribuisce al Parlamento ed anche ai singoli parlamentari), dirigono le rappresentanze politiche che non debbono sfuggire ma essere sottoposte al ruolo di comando degli apparati serventi dello stato, compresa la Corte Cosituzionale….”.
La mistificazione della c.d. “divisione dei poteri”.
Per introdurre con legge ordinaria di un referendum politico deliberativo sugli atti esecutivi del governo e l’istutzione di corsie preferenziali per le leggi di iniziativa popolare
“Nel vuoto di analisi politica, giuridica, sociale e culturale, nell’accettazione dell’assunto ideologico “governativista” che trascende le stesse forme differenziali delle forme di stato – in qualunque emisfero, qualunque tradizione sociale rifletta: partito unico o bipartitico, regime totalitario o di autoritarismo proprio dello stato liberal/democratico, socialdemocratice o di c.d. “socialismo reale” – si può comprendere quali gravi errori di teoria e di prassi abbiano commesso le pavide ed imbelli forze che dicono di richiamarsi al movimento operaio, che dagli ultimi decenni del 900 ad oggi, o come porta bandiera o supinamente e di fatto hanno accettato un altro e nuovo trasformismo insito inevitabilmente nell’antiproporzionalismo, quale quello che dagli ultimi decenni dell’800 ha via via aperto le porte e infine portato all’affermazione del diciannovismo e al dominio totalizzante del partito della nazione, capeggiato dal capo del governo (detto Dux).
Soprattutto si può ben comprendere il valore differenziale del modello di stato-comunità e di Costituzione come quello italiano assolutamente unico nel panorama internazionale, che ripudia lo stato inteso come governo, con la centralità del parlamento e del governo parlamentare, non rispetta ed anzi altera quell’assunto ideologico col quale in realtà si arriva a mistificare con tanta grossolanità anche la cosiddetta teoria delle “divisione dei poteri”, perché il potere esecutivo in verità è il potere dominante di tutte le istituzioni statali di qualunque forma di governo – presidenziale o parlamentare, pluripartitico, bipartitico o di partito unico.
Tutto questo viene reso e sarà reso sempre più e bene evidente con l’attuale governo di Re-Travicello del capitale, che già nella “revisione costituzionale” attribuisce potere di dominio del governo sul Parlamento e nelle cui intenzioni il potere esecutivo dovrà essere dominante su tutti gli altri poteri, persino sulla Corte Costituzionale di cui o solo già ora non tiene in alcun conto le sentenze ma come Re-Travicello stesso ha dichiarato ( per assoggettarla al primato dell’esecutivo intende mutarne il ruolo, la funzione e la composizione. In tal modo rendendo palese la mistificazione della divisione dei poteri cosi come questa era stata resa evidente dal regime fascista del partito della nazione: un potere esecutivo dominante ancora una volta tramite un partito della nazione: per questo l’ex direttore del Corsera, De Bortoli, ha dichiarato: “il partito della nazione di cui parla Renzi fa tremare i polsi”.
Donde l’attuale e congiunta campagna di giornali, governo e UE contro la sentenza della Corte sulla frode perpetrata contro le pensioni e il “me ne frego” avvallato dalla rimborso-truffa del governo, ma ancor più – a dimostrazione di come l’attuale esecutivo intende sovvertire la democrazia e l’ordinamento Costituzionale e sancirsi come esclusivo potere dominante – fanno testo le dichiarazioni (Repubblica, 22.5.2015) del ministro Padoan, uomo del capitale finanziario, che hanno dell'”incredibile” se non fossimo in tale fase di sovversione reazionaria, il quale, accusando la Corte costituzionale di non aver tenuto conto dell’incidenza sul bilancio della decisione di anticostituzionalità della truffa perpetrata dalla Fornero a danno dei pensionati, ha ben espresso quel che è da sempre è il pensiero del corporativismo fascista del capitale finanziario: ovvero che tutti i poteri dello stato debbono essere abdicati ai tecnici degli istituti di credito e dei governi del capitalismo finanziario, cancellando ogni traccia di valori e di giustizia sociale e di “economicità pubblica” propria della nostra Costituzione, al coperto del dominio esclusivo del governo a favore della “economicità privata” che, all’opposto della “economicità pubblica” (fondata sulle funzioni obbligatorie e i fini di equità e rispetto delle regole) è fondata esclusivamente sui criteri di “bilancio costi-ricavi-profitti” – nel cui nome di può ben giustificare anche una truffa e pure l’imperante e crescente criminalità economica – propri dei poteri autoritari e gerarchici dell’impresa, a cui devono attenersi e applicarli tutti gli organi dello stato, Corte costituzionale compresa, avendo tutti optato per la “costituzione economica” Maastricht della UE di liberisti e riformisti “europeisticamente” uniti, in sintonia con i potentati economico-finanziari.
Al punto in cui sono le cose, e proprio perché con studiata genericità si tende ad affermare che avendo tutti optato per i valori del mercato, non “tiene” più nessun modello istituzionale, occorre riconoscere che la situazione richiede un tipo di impegno anche teorico rivolto ad individuaare il senso di un processo incline da tempo a spostare l’asse del potere verso i vertici di governo e delle loro proiezioni sovranazionali. Donde che il capitalismo internazionale non poteva tollerare l'”anomalia” italiana che per la prima volta nell’esperienza costituzionale dell’Occidente, ha articolato una rete di rapporti istituzionali collegati al popolo. Puntando cioè a far prevalere le assemblee elettive contro i canoni del costituzionalismo liberale volto a far prevalere l’autonomia degli esecutivi dalla società e dalla sovranità popolare. Assemblee che dal territorio al centro dello Stato, operavano da ponte rispetto alla base sociale che perciò è divenuta “sovrana”‘.
Si che al fine di rendere ancora più incisiva e vincolante il principio della sovranità popolare “Salvatore D’Albergo e diversi movimenti, in occasione nell’installazione dei missili a Comiso promossero ed elaborarono una legge di iniziativa popolare per l’introduzione con legge ordinaria di un referendum politico deliberativo sugli atti esecutivi del governo a partire dalle misure in ambito di politica militare (un ambito che ha grandi riflessi sulle limitazioni alla sovranità popolare) e l’istituzione in parlamento di corsie preferenziali per le leggi di iniziativa popolare (proposta di legge avanzata dal Comitato per il diritto “della” pace di Tradate e presentato in sede Parlamentare da S. d’Albergo e Angelo Ruggeri), al fine di contrastare le politiche governative che prendendo a pretesto logiche emergenziali declinano le scelte politiche in senso autoritario” (Angelo Ciampi, intervento alla manifestazione della Controbolognina a Bologna, 25.04.2015).
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