November 25, 2024
Tra le immagini divenute simbolo dei conflitti mediorientali e delle loro drammatiche conseguenze, ve ne sono alcune che fortunatamente non sono cruente, che testimoniano fiducia in un futuro di pace e prosperità. Sono le immagini dei profughi stremati dalle violenze subite in patria e durante la fuga, ma raggianti per aver raggiunto la Germania. Per essere stati accolti nel Paese di Angela Merkel, la leader europea di cui esibiscono foto conservate gelosamente come fossero santini, che per alcuni pochi eletti si è persino prestata a posare per un selfie.
La Cancelliera tedesca è entrata nel cuore dei profughi quasi improvvisamente e inaspettatamente. A luglio dello scorso anno aveva fatto piangere davanti alle telecamere della televisione pubblica una bimba palestinese, a cui disse che prima o poi sarebbe dovuta rientrare nel suo Paese: «in Germania non c’è posto per tutti», motivò. Solo un mese dopo, quando masse di profughi premevano ai confini, tutto è cambiato. Si parlava già di almeno ottocentomila persone intenzionate a entrare nel Paese, ma questo non ha impedito a Merkel di annunciare l’intenzione di aprire le frontiere: perché ciò che i tedeschi hanno costruito nel tempo è «tutto quanto sogna chi nella vita ha conosciuto la guerra e la persecuzione». E questa volta non ha concesso spazio a dubbi sul suo impeto umanitario, spazzati via da una frase che è la versione teutonica del più famoso, e meno impronunciabile, yes we can: «wir schaffen das»[1].
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