November 25, 2024
La Legge fondamentale tedesca dispone il divieto dei partiti «che per i loro fini o per il comportamento dei loro sostenitori mirano a pregiudicare o sovvertire l’ordine liberale e democratico» (art. 21). Questa disposizione realizza ciò che nel corso degli anni Trenta venne definita in termini di «democrazia militante», ovvero impegnata a difendersi attraverso il contrasto delle forze che mirano a reprimere le libertà politiche, in particolare quelle di ispirazione fascista[1].
A ben vedere, però, la repressione delle libertà politiche è solo una manifestazione del fenomeno fascista, che si è altresì connotato per un particolare modo di intendere il rapporto tra capitalismo e democrazia. Questo aspetto viene però trascurato nel dibattito politico tedesco, recentemente polarizzato dall’intensificarsi di episodi da cui ricavare una reviviscenza della violenza nazista o neonazista. In tal modo si impedisce la comprensione delle dinamiche, riconducibili anch’esse a un particolare rapporto tra capitalismo e democrazia, che presiedono allo sviluppo del processo di integrazione europea.
I partiti neonazisti agiscono indisturbati
Secondo quanto prevede la Legge fondamentale tedesca, il divieto dei partiti antidemocratici viene disposto da un giudice molto particolare, la Corte costituzionale, su istanza di un ramo del Parlamento, o dell’esecutivo federale o di uno regionale. E’ dunque richiesta una procedura piuttosto complessa, che non a caso è stato iniziata e portata a termine in un numero limitato di casi. I primi si ebbero nel corso degli anni Cinquanta, quanto si dichiarò l’incostituzionalità del Partito socialista del Reich (Sozialistische Reichspartei, Srp), una formazione neonazista, e del Partito comunista tedesco (Kommunistische Partei Deutschlands, Kpd). Vi fu poi un lungo silenzio, sino al tentativo di ottenere il divieto del Partito nazionaldemocratico tedesco (Nationaldemokratischen Partei Deutschlands, Npd), una formazione anch’essa neonazista che conta attualmente circa cinquemila iscritti, un eletto al Parlamento europeo e cinque al Parlamento regionale del Meclemburgo-Pomerania Anteriore.
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