Un torto subito da un lavoratore è un torto fatto a tutti (IWW)

La legge di stabilità 2016 – Tagli ai servizi, al welfare e alla PA

Postato il 6 Novembre 2015 | in Italia, Scenari Politico-Sociali | da

2016Consigliamo a tutti la lettura della audizione della Corte dei conti sul disegno di legge di stabilità 2016 che sarà approvato nelle prossime settimane dal Parlamento

La legge di stabilità 2016 parte da una considerazione elementare: solo alleggerendo i patti di stabilità e i tetti di spesa è possibile rilanciare l’economia, il che da solo basterebbe a confutare tutte le politiche di austerità che hanno paralizzato la spesa (pubblica ma anche privata) bloccando i salari e le pensioni

Ma il Governo Renzi non vuole abbattere il muro dell’austerità, intende piuttosto rinegoziare con altri stati, le regole europee seguendo i dettami di Draghi e di Trichet

La questione dirimente non è quella di battere moneta e di uscire dall’euro ma solo la rinegoziazione dei tempi per il rientro del disavanzo pubblico , quindi nessuna illusione sui prossimi anni che saranno all’insegna dei tagli al welfare e ai servizi

La crescita del paese è in realtà fittizia come dimostrano i dati reali sull’aumento degli inoccupati rispetto ai posti di lavoro creati dal contratto a tutele crescenti . Di sicuro saranno i lavoratori e le lavoratrici a pagare la ripresetta delle aziende

Il Governo Renzi vuole scaricare sull’Ue i costi sostenuti dall’Italia in materia di immigrazione e chiede di sottrarre dalle spese quelle sostenute per l’accoglienza (si fa per dire ) dei migranti

Quando leggiamo del rilancio dell’offerta per favorire la ripresa e la domanda dobbiamo chiederci con quali soldi saranno sostenibili questi percorsi. La risposta è semplice: con i tagli.

Ecco alcuni esempi:

lo sgravio di contributi per nuove assunzioni e la minore tassazione dei premi aziendali cela il disegno di ridefinire gli assetti contrattuali cancellando progressivamente i contratti nazionali a favore di una contrattazione aziendale. In questo modo, con la promessa di una tassazione ridotta dei premi di produttività, si parte con deroghe ai contratti nazionali (e in prospettiva accordi di area con paga oraria inferiore)per arrivare a trasformare gli aumenti salariali in una sorta di benefit. Battistrada di questo percorso è nel pubblico impiego il comune di Firenze (guarda caso) che vuole cancellare la contrattazione del fondo della produttività sostituendo questa sorta di quattordicesima in benefit che poi si tradurranno in buoni da spendere in nidi privati (o aziendali), negli abbonamenti ai mezzi pubblici o ai teatri o alle palestre. peccato che questi soldi siano necessari per non contrarre ulteriori debiti con stipendi bloccati da sei anni

La legge di stabilità si basa sulla riduzione della spesa pubblica, la mobilità selvaggia del personale della Pa (alcuni enti saranno liquidati presentandoli come inutili carrozzoni salvo poi scoprire che la loro incidenza sulla spesa complessiva-come nel caso delle Province- è stata sapientemente gonfiata con l’ausilio dei media), minori trasferimenti  al trasporto pubblico locale (quindi aumento dei costi per la cittadinanza e un servizio piu’ scadente), tagli alle scuole, alla manutenzione del territorio

Recentemente abbiamo appurato che la centralizzazione delle spese non ha portato i risparmi preventivati, anzi in certi casi sono addirittura cresciuti i costi ma cio’ nonostante si va avanti per la stessa strada. Uno stato virtuoso dovrebbe invece capire dove risparmiare , non è detto che gli acquisti dentro le convenzioni siano sempre i piu’ convenienti senza poi menzionare i numerosi casi che permettono a numerosi enti di aggirare questo divieto

Il rilancio del paese passa quindi attraverso la riduzione della spesa pubblica e il blocco dei salari e delle pensioni, non dalla ridistribuzione delle ricchezze che negli ultimi 20 anni hanno visto crescere a dismisura la forbice tra chi ha accumulato ricchezze e chi invece ha solo contratto debiti e miseria

L’obbligo di programmare gli acquisti ad Ottobre per il biennio successivo è in realtà una bomba lanciata contro la manutenzione del territorio contraendo quelle spese che invece dovrebbero uscire da ogni tetto e vincolo di spesa

Un altro capitolo di risparmio è quello legato alle dismissioni, alla vendita di immobili pubblici che dovrebbe portare circa 200 milioni di euro rinunciando a priori ad una riqualificazione di queste proprietà destinandole ad uso pubblico o a ospitare centri di ricerca e di innovazione. E l’obbligo ad alienare immobili si traduce , nel caso di mancata vendita, n ulteriori tagli di spesa  che avrebbero ripercussioni negative sul personale

La corte dei conti  già un anno fa scriveva, nel suo rapporto annuale,  che andavano affrontate le criticità del settore pubblco , primo tra tutti i rinnovi contrattuali. La cifra stanziata a tale scopo è irrisoria ma l’obiettivo dichiarato è quello di diminuire il salario di base legando pochi aumenti alla lotteria della performance. Fatti due conti , se per il rinnovo dei contratti servirebbero (in linea con il Def) circa due miliardi di euro, il Governo ne stanzia solo 300 milioni, insomma il corrispettivo della indennità di vacanza contrattuale. A cio’si aggiunga l’ulteriore blocco delle assunzioni (i\le dipendenti della pa sono calati di 200 mila unità solo in riferimento ai contratti a tempo indeterminato). A tale scopo si rivedono (in peggio) le previsioni \indicazioni della legge di stabilità 2014 che prevedeva nel 2016 di assumere il 60% del personale andato in pensione, nel 2017 so arrivava alla soglia dell’ 80 del turn over per poi passare nel 2018 al 100%

I nuovi limiti previsti dalla legge di stabilità 2016 sono invece decisamente al ribasso e questo crea un progressivo invecchiamento della forza lavoro pubblica (nel frattempo si investepoco o nulla per la formazione) in assoluta controtendenza rispetto agli altri paesi europei. Il rilancio del paese non puo’ avvenire solo gravando sulla pubblica amministrazione e sui salari dei lavoratori del settore privato. LA ricetta del Governo è quella di bloccare perfino le risorse destinate ai trattamenti accessori del personale, blocco dal quale arriveranno circa 70 milioni di euro.

Altro capitolo di tagli è quello riguardante pensioni e ammortizzatori sociali. La Riforma Fornero ha prodotto solo danni ma una sua revisione sarà interamente sulle spalle dei lavoratori che pagheranno con assegni previdenziali piu’ leggeri l’anticipo della età pensionabile, con gli ultimi due anni di lavoro nel settore privato trasformati da full time a part time e questo vale per chi entro il 31 dicembre 2018 maturerà i requisiti per il pensionamento di vecchiaia. Invece di ridurre l’età lavorativa si chiederà ai lavoratori di ridursi salario e ore di lavoro salvando solo la parte contributiva a carico dei datori di lavoro.

I tagli agli enti locali saranno particolarmente feroci, si pensa a 2,5 miliardi nel 2016, che passeranno a 5,7 nel 2018. Da qui nasceranno fusioni tra Comuni e tagli considerevoli alle Regioni che saranno nel mirino del Governo che intende ridimensionarne funzioni e personale. C’è da dire che gli enti locali dovranno pareggiare le entrate e le spese finali, insomma per anni non si è corrisposto agli enti locali fondi (e anche i mancati proventi derivanti dall’Imu), da qui a pochi anni la capacità di spesa sarà ridotta ai minimi termini senza che lo Stato si faccia carico di sostenere direttamente le spese e gli investimenti che le autonomie locali non saranno piu’ capaci di sostenere. Da qui ad ipotizzare tagli ai servizi la strada è corta

Ultimo capitolo riguarda la sanità in un paese dove curarsi è diventato praticamente un lusso. Il giochino del Governo è comprensibile da tutti\e perché  si riducono gli investimenti destinati ad ospedali, rsa, aziende sanitarie con la riduzione ai minimi termini delle prestazioni da erogare al cittadino. Il percorso tracciato dal ministro Lorenzin viene seguito pedissequamente con tagli alla sanità di oltre 2 miliardi solo nel 2016 che poi si tradurranno in meno cure, minore prevenzioni e costi accresciuti per prestazioni sanitarie per altro sempre piu’ carenti. il Governo decide a tavolino quale sia la spesa sostenibile per la sanità, peccato che nel paese aumentino tumori e patologie derivanti da malattie contratte sul lavoro, molte delle quali ancora non sono riconosciute come tali. E pensare che con l’invecchiamento della pensione le spese sanitarie dovrebbero aumentare…

Conclusioni

La legge di stabilità ha scelto di gravare sul settore pubblico e sui salari e di favorire le imprese, lascia insoluti i nodi salienti quali i rinnovi dei contratti, le pensioni, si prepara a cancellare i contratti nazionali e a ridurre il potere di acquisto reale dei salari

la vittima sacrificale sarà non solo la sanità ma gli enti locali che senza soldi non potranno garantire molte attività del welfare.

Questa è la legge di stabilità che non segna la ripresa del paese ma la sconfitta dei lavoratori e del settore pubblico

Cobas Pisa

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