Un torto subito da un lavoratore è un torto fatto a tutti (IWW)

La marea dello sciopero scrutini non conosce ostacoli

Postato il 13 Giugno 2015 | in Scuola, Sindacato | da

sciopero-scrutiniLa marea dello sciopero non conosce ostacoli. Anche in Puglia e Sicilia bloccati tra l’80 e il 90% di scrutini, e al 100% persino nelle scuole italiane all’estero, come ad Addis Abeba. Oggi in campo Liguria, Sardegna, Marche, Toscana, Umbria, Campania e Veneto.

Resi noti i risultati delle elezioni CSPI: anche il voto, dopo il lampante ruolo nelle lotte contro la cattiva scuola di Renzi e i quiz, conferma la piena rappresentatività dei COBAS. Ne prenda atto il MIUR e ci vengano restituiti i diritti sindacali

E’ davvero inarrestabile la marea dello sciopero degli scrutini, che dilaga da una regione all’altra. Dopo l’Emilia-Romagna, il Molise, il Lazio e la Lombardia, anche in Puglia e in Sicilia le percentuali dello sciopero sono davvero travolgenti, per lo più tra l’80 e il 90%, mentre in tantissime scuole delle principali città il blocco è totale. Ed oggi, in base al calendario di scioperi COBAS, scendono in campo Liguria, Sardegna, Marche, Toscana, Umbria, Campania e Veneto, ove prevediamo risultati analoghi e dove già nei giorni precedenti il blocco ha funzionato secondo il calendario di scioperi dei confederali, Snals e Gilda. Lo sciopero si estende anche nelle scuole italiane all’estero, ad esempio ad Addis Abeba dove tutti gli scrutini sono stati bloccati, come  hanno comunicato i docenti che lavorano nelle frequentatissime scuole di quella città.

Contemporaneamente, altre ottime notizie arrivano ai COBAS dai dati ufficiali delle elezioni del CSPI (Consiglio superiore della Pubblica Istruzione), resi finalmente noti. Ricordiamo che per decenni il CSPI (prima denominato CNPI, Consiglio Nazionale PI) è stato un organo consultivo di controllo delle decisioni e degli orientamenti politici, culturali e didattici del Ministero e del governo sulla scuola, e la sua elezione, su liste nazionali, serviva anche a misurare la rappresentatività (e i conseguenti diritti, che si raggiungevano con almeno il 5% dei voti)) dei vari sindacati. Ora invece la rappresentatività si misura con un meccanismo elettorale assurdo, unico in Europa: si sommano i voti ottenuti nelle elezioni delle RSU di scuola; per cui, se non si ha un candidato nella singola scuola, i lavoratori/trici di essa non possono votare per attribuire la rappresentanza al loro sindacato preferito. Queste elezioni hanno fatto chiarezza, malgrado noi si sia dovuto gareggiare come un pugile che sale sul ring con una mano bloccata dietro la schiena, non avendo il diritto di assemblea , né le migliaia di funzionari dei sindacati che in questi anni sono stati detentori monopolisti della rappresentanza e dei conseguenti diritti.

Abbiamo ottenuto l’8.3% tra i docenti delle Superiori, il 5.5% alle Medie e il 4.8% alle Elementari e globalmente, considerando Infanzia, ATA e presidi, il 5.5%, oltre la barriera storica del 5%: e sono risultati assai sottostimati rispetto alla nostra influenza reale, che si è mostrata con estrema evidenza non solo nelle lotte del passato contro la scuola-azienda, ma ancor più in quelle attuali contro la cattiva scuola di Renzi e i quiz Invalsi. Perché essi sarebbero ben maggiori se potessimo “gareggiare” alla pari con gli altri, con la libertà di assemblea, i permessi e pur senza far ricorso alle migliaia di “distaccati” dei sindacati monopolisti. In tal caso il 36% globale raggiunto dai COBAS a Cagliari, il 28% a Pisa, il 15% di Torino, il 13% di Roma, Palermo e Lucca, il 12% di Bologna, l’8% di Napoli, Firenze e Salerno, il 25% regionale della Sardegna e il 10% del Lazio e della Toscana o l’8% del Piemonte e della Sicilia diverrebbero un dato generalizzato su tutto il territorio nazionale. Comunque, visto che con l’Italicum si entra in Parlamento con il 3%, il nostro risultato attuale è più che sufficiente per essere considerati “rappresentativi”. E quindi invitiamo il MIUR, ma anche gli altri sindacati che della rappresentanza detengono il monopolio, a prenderne atto, restituendo (o non opponendosi, per quel che riguarda gli altri sindacati) ai COBAS e a chi ha superato il 5% i diritti sindacali, almeno quelli “a costo zero”, come il diritto di assemblea in orario di lavoro e la partecipazione ai tavoli di contrattazione.

Piero Bernocchi  portavoce nazionale COBAS

11 giugno 2015

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