November 24, 2024
La divisione dei lavoratori è arrivata a un punto di non ritorno, basti pensare che per molti la priorità non è il rinnovo dei contratti e il recupero del potere di acquisto ma l’acquisizione di una progressione economica.
Noi non ci arrendiamo all’idea che la precarietà e le privatizzazioni siano scenari futuri e immodificabili del lavoro, se cosi’ dovesse essere la condizione del dipendente pubblico non ne trarrà alcun giovamento, anzi il suo potere di acquisto e di contrattazione ne uscirebbero ulteriormente indeboliti. Da settimane attendiamo un incontro con l’assessore alla cultura Ferrante, nel frattempo, al Comune di Pisa, si fa strada l’idea che, con il progressivo pensionamento del personale e la sua riduzione numerica , numerosi servizi saranno destinati alla esternalizzazione
Tra i settori interessati ci sono cimiteri e cultura.
Nel caso dei cimiteri , il Comune ha speso cifre ragguardevoli per l’ammodernamento del forno crematorio rimasto per anni, e senza giustificato motivo inattivo. Dopo avere speso tutti questi soldi si scopre che manca il personale, da 4 unità siamo scesi a 2, l’impianto è sotto utilizzato. Eppure basterebbe una selezione interna tra il personale comunale, una formazione adeguata e mettere a frutto l’investimento.
La volontà politica è invece quella di esternalizzare tutti i servizi cimiteriali eccezion fatta per gli impiegati comunali del settore. In questi anni abbiamo riscontrato numerosi problemi nell’appalto, per esempio personale in continuo spostamento e sovente in numero inadeguato. Noi vogliamo avere voce in capitolo sul nuovo appalto cimiteriale, precise clausole sociali a salvaguardia del personale a tempo determinato e indeterminato e organici ben definiti. Chiediamo alla commissione consiliare di occuparsi dell’argomento ma non prima di avere risposto ad una domanda: che senso ha ammodernare impianti la cui gestione viene demandata all’esterno? Restiamo convinti che il forno crematorio e la sua gestione dovrebbero restare di competenza comunale
Quanto poi alla cultura comunale, lo scenario è ancora piu’ drammatico.
Una biblioteca inaugurata in fretta e furia per esigenze elettorali del Sindaco, impianti del fotovoltaico mai realizzati, manutenzione ordinaria carente, il parco limitrofo alla biblioteca dopo anni ancora in stato di abbandono. Sotto utilizzata l’area sms poco distante, a Pisa sono decine le associazioni culturali e sociali che invocano spazio e queste aree comunali sono inutilizzate.
Nell’immediato futuro lo scenario fiorentino potrebbe realizzarsi anche a Pisa con la esternalizzazione del servizio
Quasi vent’anni fa, i lavoratori del progetto Polis, formati dal Comune di Firenze furono ceduti alle cooperative. passando da un appalto all’altro. Oggi sono anche in discussione le clausole sociali nel cambio di appalto, la certezza del mantenimento del posto di lavoro per gli oltre 70 dipendenti delle cooperative; il contratto di riferimento, il mantenimento delle condizioni economiche e contrattuali dei lavoratori. Dopo mesi di trattativa, il bando è uscito senza clausola sociale e senza l’inserimento di un contratto di riferimento.
Quanto accaduto a Firenze con la vittoria del’appalto da parte di una sola Ati (associazione temporanea di imprese, formata dalle cooperative che avevano gestito il servizio negli anni precedenti con l’aggiunta di un nuovo soggetto), non è una eccezione ma la regola
Lo scenario futuro della biblioteca comunale pisana vedrà sempre meno dipendenti comunali nel ruolo direttivo e gran parte del lavoro affidato a cooperative, con personale magari laureato per poche ore alla settimana e senza tutele, magari con il ricorso anche al sub appalto
Quanto accade oggi a Firenze potrebbe accadere molto presto anche a Pisa, all’utenza verrà detto (come avvenuto all’universita’) che saranno garantite aperture maggiori e prolungate delle biblioteche, a fare il lavoro saranno in pochi, sottopagati e senza alcun riconoscimento effettivo della loro professionalità
Sempre piu’ spesso gli appalti pubblici aggirano la presenza di clausole sociali, per questo gli appalti avvengono al ribasso e sanciscono perdita oraria e salariale.
La cultura non puo’ basarsi sulla precarietà e sul ricatto o sul lavoro gratuito come sta avvenendo in questi giorni sempre a Firenze con una mozione approvata in consiglio comunale che invita il sindaco e la giunta a tenere aperte le biblioteche comunali anche con il coinvolgimento del volontariato e dei lavori di pubblica utilità dei detenuti (lo stesso discorso già avvenuto con il trasporto sanitario).
L’apertura delle biblioteche comunali e di ateneo nelle ore serali e nei fine settimana ha un costo ; non si tratta solo di pagare il personale (a cui si intende ovviare ricorrendo a non ben identificati volontari, per il quale si dovrebbe far fronte al pagamento di una assicurazione), si tratta anche di considerare i costi per l’energia elettrica e, nella stagione invernale, per il riscaldamento.
Ricordiamo che un tempo quasi tutte le biblioteche di facoltà il sabato erano aperte e che sono state chiuse proprio per risparmiare su luce e riscaldamento oltre che sul personale. Ma le spese sociali, per l’istruzione\cultura e per la sanità non dovrebbero essere sottoposte a vincoli di spesa, come noi la pensavano anche gli amministratori che oggi pur di risparmiare e vendere una immagine di efficienza sono disposti a tutto, anche ad istituzionalizzare il lavoro gratuito
Chiediamo a Ferrante e a Filippeschi una assemblea pubblica sulla gestione della cultura, a partire dalle biblioteche e dalle attività culturali, una gestione futura che non si basi sui processi di esternalizzazione al ribasso e sullo pseudo volontariato. Questi strumenti non porteranno Pisa ad essere una città della cultura ma solo della precarietà, o dei fuochi di artificio, la sola iniziativa che sembra premere agli amministratori
Cobas Pubblico Impiego Pisa
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