December 29, 2024
L’articolo pubblicato su “Le Monde Diplomatique” di maggio scorso sul lavoro minorile in Sud America, mi offre l’occasione per riaprire una riflessione sul fenomeno dell’occupazione e dello sfruttamento della fascia più debole della popolazione, bambini e adolescenti [1]. Tempo fa ne abbiamo scritto, Piero Castello e io, commentando la relazione annuale presentata dal Presidente dell’INAIL Massimo De Felice al Parlamento il 19 luglio 2014, relativa all’andamento dell’Istituto per l’anno precedente [2]. Eravamo rimasti scandalizzati, per la verità senza che altri lo fossero più di tanto, né i pochi parlamentari presenti alla prolusione di De Felice, né i nostri lettori, da alcune tabelle allegate alla relazione. I grafici statistici ormai affollano qualsiasi documento ufficiale e confermano la convinzione di fondo in base alla quale un dato non è mai veramente tale, mai completamente amorfo nella sua “datità”. I dati sono costruiti da qualcuno (non semplicemente raccolti) e, come in una fotografia, propongono alcuni particolari di ciò che inquadrano; altri aspetti rimangono oltre il margine, oppure vanno cercati sullo sfondo. Dunque, scorrendo le tabelle allegate alla relazione, avevamo individuato fra le fasce di lavoratori di cui l’Istituto si era dovuto occupare (infortunati, deceduti), quella indicata sotto al dicitura “lavoratori fino a 14 anni”. In Italia la norma stabilisce che si possa iniziare a lavorare non prima dei 16 anni pertanto, nelle pieghe dei dati ufficiali si palesava l’esistenza di un reato, ma né De Felice né qualcuno dei parlamentari sembrò notarne l’evidenza.
Leggi tutto l’articolo di Renata Puleo al seguente indirizzo:
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