January 7, 2025
Il modello tedesco sul lavoro, che per il premier Matteo Renzi l’Italia deve imitare, da molti punti di vista è una storia di successo indiscutibile. Con un mix di alta flessibilità, efficienti servizi all’impiego e regole che obbligano chi vuole il sussidio ad accettare ogni lavoro, dal 2004 al 2013 il tasso di disoccupazione della Germania è diminuito dal 10,5% al 5,3%. E soprattutto l’occupazione complessiva è aumentata per otto anni consecutivi, a quota 42 milioni di unità.
L’altra faccia della medaglia del Jobwunder (miracolo occupazionale) tedesco generato dalle riforme del 2003-2005 del cancelliere socialdemocratico Schroeder, però, è la forte segmentazione del mercato del lavoro, con ben 5 milioni di persone che devono vivere svolgendo uno o più «mini o midi job», lavori instabili che per legge sono pagati al massimo 450 euro al mese, su cui le aziende in pratica non pagano tasse e contributi. Dall’altro, c’è la quasi trasformazione del welfare (una prestazione concessa perché considerata un diritto) in workfare: per continuare a godere dell’indennità di disoccupazione (poco più di 300 euro al mese per un single più un contributo all’affitto che può arrivare sempre fino a 300 euro) i disoccupati devono accettare letteralmente qualsiasi impiego, talvolta anche a retribuzione zero. Di recente hanno destato scalpore le 500 «occasioni di lavoro» a retribuzione zero o un euro l’ora (nelle mense popolari di quartiere) offerti dalla socialdemocratica città libera di Amburgo. Non è un caso che nell’accordo per la formazione della Grosse Koalition con la Cdu, la Spd abbia chiesto e ottenuto di stabilire per legge un salario minimo orario di 8,5 euro lordi.
Leggi tutto l’articolo di Roberto Giovannini al seguente indirizzo:
http://www.lastampa.it/2014/09/02/italia/politica/il-modello-tedesco-tutto-flessibilit-e-mini-job-da-euro-7747hSXk5FDC6zqOWYYoOP/pagina.html
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