Un torto subito da un lavoratore è un torto fatto a tutti (IWW)

Legge di Bilancio, per la Sanità un ennesimo bidone

Postato il 25 Ottobre 2023 | in Italia, Sanità, Scenari Politico-Sociali, Sindacato | da

La recente legge di bilancio varata in pompa magna dal Governo Meloni, prevede per il settore sanitario uno stanziamento di 134,1 miliardi di euro per il 2024 a cui si aggiungeranno per li 2025 e 2026 poco più di un miliardo all’anno.

L’incremento di spesa sanitaria del 2024 sarà ci circa 5 miliardi in più dell’anno precedente, e serviranno per sanare le liste di attesa, per il rinnovo dei contratti di Dirigenza medica, aggiornare il tetto di spesa per gli acquisti di prestazioni sanitarie da privati, per la rideterminazione del tetto di spesa farmaceutica, riorganizzazione e potenziamento dell’assistenza territoriale.

Di fatto queste misure sono del tutto insufficienti a sanare il disavanzo colossale che sta portando il Servizio Sanitario Nazionale al collasso totale, violando il principio costituzionale che ha lo scopo di garantire a tutti i cittadini, in condizioni di uguaglianza, l’accesso universale all’erogazione equa delle prestazioni sanitarie in attuazione dell’articolo 32 della Costituzione. Inoltre è da sottolineare che l’accesso alle cure è fortemente diseguale tra Nord e Sud, questa differenza costringe molti cittadini a spostarsi nelle regioni dove l’assistenza sanitaria è migliore, l’autonomia differenziata darà il colpo di grazia a questa situazione e decreterà di fatto la morte del Sistema Sanitario Nazionale lasciando il campo aperto alla sanità privata ed a sistemi assicurativi-mutualistici regionali.

Infatti, il denaro stanziato per il rinnovo dei contratti di Dirigenza medica, per il personale medico, infermieristico e tecnico, si limita ad incrementare la tariffa oraria delle prestazioni aggiuntive cioè incentiva gli straordinari a soggetti già in forte stres lavorativo, così facendo non si fermerà il dilagante esodo di medici ed infermieri che abbandonano il servizio pubblico per abbracciare il privato, a causa degli stressanti ritmi di lavoro, o per problemi con i vertici della loro azienda, o semplicemente per lavorare meno e guadagnare di più, infatti nel 2021 sono usciti prima del tempo 2700 medici, l’anno scorso il numero è salito a 4000, e quest’anno ben 5000 medici abbandoneranno il Servizio Sanitario Nazionale per svolgere il proprio lavoro negli istituti privati.
Per il recupero delle liste di attesa si darà la possibilità alle regioni ed alle province autonome di utilizzare lo 0,4% del finanziamento sanitario per dare attuazione al piano operativo di recupero delle liste di attesa coinvolgendole strutture private accreditate dando origine ad un clamoroso paradosso in cui la sanità pubblica in forte difficoltà finanziarie, finanzia la sanità privata che di fatto durante il periodo Covid è stata totalmente assente lasciando tutto il carico di lavoro sulle spalle del Servizio Sanitario Nazionale.

Anche gli stanziamenti per la spesa farmaceutica convenzionata oggi all’8,3% passeranno all’8,5%, un misero 0,2% di incremento anche qui insufficiente a colmare vaste lacune sulla disponibilità di farmaci mutuabili, ci sono, ancora oggi, cittadini che devono acquistare farmaci salvavita di tasca propria, e sembra impossibili, ma quelli più costosi sono proprio quelli non mutuabili, una vergogna inaudita!

E poi la colossale bufala enunciata dal Ministro della Salute Orazio Schillaci, sulla riorganizzazione ed il potenziamento dell’assistenza sanitaria territoriale, con l’istituzione delle case dalla salute dove dovrebbero prestare servizio i medici di base, medici che hanno anche 7/8 mila assistiti, dove troverebbero il tempo per questa altra attività,

Secondo il VI Rapporto Gimbe, il diritto alla salute dei cittadini è seriamente compromesso, e non deve essere gestito dalle Regioni, ma rimanere di competenza dello Stato, per salvare il Servizio Sanitario Nazionale occorre rendere disponibili i fondi del PNRR per un piano di rilancio della sanità italiana, riorganizzando il ruolo dei medici di famiglia, investendo nel personale sanitario, e aumentando il numero del personale medico ed infermieristico.

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