November 29, 2024
Come fu nel 1979 con i 61 licenziati di Mirafiori, la Fiat in questi mesi sta portando avanti una violenta offensiva repressiva nel tentativo di sopprimere gli ultimi focolai di resistenza operaia che in questi anni si sono opposti allo schiavismo del “modello-Marchionne”.
Dai 5 cassintegrati del Comitato di Lotta di Pomigliano, licenziati con l’accusa di aver inscenato in forma caricaturale il finto suicidio di Marchionne in risposta ai veri suicidi come quelli di Maria Baratto e Pino de Crescenzo (solo per citare gli ultimi), al caso di Mirafiori dove Pino la Robina, Rsu dell’Usb è stato colpito per aver denunciato condizioni di super sfruttamento, si moltiplicano i casi di misure disciplinari e intimidazioni contro iscritti e delegati del sindacalismo di base, della Fiom e contro chiunque osa opporsi agli accordi-truffa, agli attacchi al salario e alle logiche di supersfruttamento imposte in tutti gli stabilimenti del gruppo con la servile complicità dei vertici confederali di CGIL-CISL-UIL-FISMIC-UGL.
A quest’offensiva sul piano repressivo e delle condizioni di lavoro la Fiat sta accompagnando da anni una sapiente opera di terrorismo psicologico nei confronti degli operai, minacciando ripetutamente la chiusura degli stabilimenti qualora non vengano esauditi per intero i desideri di Marchionne: finora ne hanno fatto le spese non solo gli operai di Termini Imerese, ma anche le migliaia di cassintegrati sparsi in tutta Italia che da anni sono condannati a sopravvivere con poche centinaia di euro al mese. Emblematico l’esempio della Maserati di Grugliasco in cui sono stati reintegrati alcuni cassintegrati di Mirafiori e in cui è bastata un’ora di sciopero per far scattare le minacce di rappresaglia padronale. Mentre il matrimonio con Chrysler viene accolto in maniera tiepida dai mercati finanziari, finanche il trasferimento simbolico del CdA da Torino all’Olanda diviene l’occasione per recapitare agli operai in forma velata nuove minacce di dismissione delle fabbriche presenti sul territorio nazionale…
Ma la favola alimentata ad hoc dalla stampa di regime secondo cui fabbriche come quelle di Mirafiori, Pomigliano e Cassino sarebbero “poco competitive” è smentita dai fatti, in quanto negli stabilimenti italiani il livello di produttività per addetto è pari se non superiore a quelli dell’Est Europa…
Il vero problema della Fiat, che per decenni ha succhiato il sangue sia dei suoi operai sia dell’intera classe lavoratrice godendo di sgravi e regalie statali di ogni tipo prelevate dalla fiscalità generale, non è certo la produttività, quanto la ricerca ossessiva di sempre maggiori superprofitti, che in molti stabilimenti esteri sono stati conseguiti attraverso livelli di sfruttamento inauditi e salari sotto ogni soglia minima di dignità umana.
Proprio gli operai serbi di Kragujevak, che finora la Fiat ha trattato come schiavi con paghe da fame (poco più di 300 euro) e orari assurdi (fino a 12 ore di lavoro per turno) in queste settimane si sono ribellati e hanno iniziato a lottare per ottenere condizioni di lavoro più decenti: si tratta di un primo, importantissimo segnale di controtendenza in quella che finora Marchionne e soci avevano considerato “la fabbrica-modello” da esportare anche in Italia…
Un messaggio, quello della Fiat di Kragujevac, che gli operai degli stabilimenti italiani hanno il dovere di raccogliere: alla continuo peggioramento delle condizioni lavorative e dei livelli salariali, alla precarietà, ai licenziamenti e alla repressione è necessario rispondere con la lotta, uniti a livello nazionale e internazionale!
Le continue sconfitte e gli arretramenti prodotti in questi anni dall’offensiva padronale e dal servilismo dei vertici confederali sono al tempo stesso la causa e l’effetto del clima di sfiducia e di rassegnazione dominante nella maggioranza degli operai Fiat: oggi è forse possibile interrompere questa spirale iniziando ad invertire la tendenza così come hanno fatto gli operai serbi, ma per fare ciò i lavoratori che in questi anni hanno resistito eroicamente e a testa alta agli attacchi padronali e in primo luogo le organizzazioni del sindacalismo di base e conflittuale sono chiamate a un deciso cambio di passo.
La storia recente ci ha dimostrato che muovendoci in ordine sparso , rintanati ciascuno nel proprio stabilimento o nel proprio reparto, siamo condannati a una sicura sconfitta: di fronte a una controparte che si muove in una dimensione internazionale è del tutto illusorio pensare di resistere ciascuno nella propria fabbrica… Proprio per questo motivo pensiamo sia giunta definitivamente l’ora di superare gli steccati e gli orticelli che separano in maniera artificiosa gli operai appartenenti alle varie sigle del sindacalismo di base e della stessa opposizione interna alla Cgil: chiunque oggi si riconosce nelle parole d’ordine del no ai licenziamenti, per il reintegro immediato dei cassintegrati e per la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario e intende lavorare a una nuova stagione di mobilitazione e di lotta contro il dispotismo di Marchionne oggi può e deve superare le rispettive appartenenze di sigla e lavorare alla costruzione di un vero coordinamento autoconvocato degli operai del gruppo Fiat che lavori in sinergia con tutte le realtà di lotta operaia, a partire dai lavoratori che in queste settimane sono impegnati in una campagna di lotta nazionale contro le decine di licenziamenti per rappresaglia in Ikea e in altre cooperative della logistica.
Le iniziative di solidarietà organizzate nei mesi scorsi in occasione dell’udienza per il reintegro alla Fiat Pomigliano di Mimmo Mignano si sono mosse con questo spirito unitario e dal basso: il primo, importante successo ottenuto il mese scorso con la sentenza di reintegro per Mimmo ci da la conferma che la ricerca dell’unità con altre soggettività e realtà di lotta, se perseguita sulla base di una chiara autonomia di classe, da i suoi frutti ed è in questa direzione che come Comitato di Lotta Cassintegrati vogliamo continuare a muoverci anche in vista della nuova difficile battaglia contro i cinque licenziamenti politici dello scorso giugno.
Facciamo dunque appello a tutte le organizzazioni del sindacalismo di base e conflittuale ad avviare un serio e proficuo confronto con l’obiettivo di arrivare ad inizio autunno ad un assemblea nazionale di tutto il gruppo Fiat in cui si pongano finalmente le basi per un nuovo ed ampio ciclo di lotta capace di collegarsi con le altre mobilitazioni operaie e proletarie al fine di rilanciare un reale movimento di opposizione sociale e politica ai padroni e al governo Renzi.
Su queste basi, vi invitiamo ad una prima riunione preparatoria che si terrà il prossimo 30 agosto a Napoli alle ore 16.30 presso lo spazio “Me-Ti” in via Atri 6.
Napoli, 22-08-2014
Comitato di lotta cassintegrati e licenziati Fiat- Pomigliano
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