Un torto subito da un lavoratore è un torto fatto a tutti (IWW)

L’iniziativa del 4 dicembre del Coordinamento lavoratori e disoccupati di Pisa

Postato il 9 Dicembre 2015 | in Scenari Politico-Sociali, Territori | da

workUn’assemblea partecipata

I numeri erano contenuti (una trentina) ma gli argomenti meritano di essere diffusi ben oltre il numero dei partecipanti

Intanto una questione di metodo: nessuno degli intervenuti (dagli ex lavoratori del panificio Bolognese la Teatro, da Riccardo Antonini ai cobas del pubblico impiego, da un familiare della strage di Viareggio alla cassa di solidarietà dei ferrovieri e altri ancora) ha fatto spot pubblicitari per la propria organizzazione di appartenenza, tutti\e sono entrati nel merito delle questioni con grande umiltà e la ricerca di dialogo, per superare le divisioni interne al movimento operaio e rilanciare una prospettiva comune

Se dovessimo trovare una frase riassuntiva della serata dovremmo parlare di una assemblea che ha posto la priorità di una azione senza lacci e laccioli, una azione coerente , costante e soprattutto di lungo respiro

Partiamo dal presupposto che la paura si è impossessata anche di chi fino a poco tempo fa non avrebbe avuto problemi a denunciare pressioni, provvedimenti disciplinari , minacce piu’ o meno velate e stiamo parando di delegati cgil o cobas di lungo corso.

Siamo certi che l’isolamento in cui anche delegati\e combattivi sono piombati non aiuta neppure la loro stessa resistenza ..

I lacci e i laccioli sono ormai le letture parziali della realtà , ad uso e consumo della semplice sopravvivenza nell’esistente

In questi anni abbiamo toccato il fondo del barile, nei luoghi di lavoro le rappresentanze sindacali sono ai minimi termini, sorrette da logiche non conflittuali ma da servizi quasi patronali, la ricerca del meno peggio è la base della sconfitta perché al posto di una piena giustizia si accetta un risarcimento, al posto di una rivendicazione piena di diritti arriva qualche parziale intesa che rimanda solo di mesi un attacco padronale piu’ forte

Il padronato italiano si regge ormai sulla illegalità perché situazioni come quelle che registriamo a Pisa dalle varianti urbanistiche all’ex panificio Bolognese non hanno niente a che vedere neppure con una vaga idea di giustizia e legalità

I padroni locali, spesso di aziende pubbliche, non sono certo migliori, disposti a far accettare i dettami aziendali (i loro) in tutti i modi ricorrendo ai provvedimenti disciplinari, ai licenziamenti certi che un risarcimento possa sostituirsi alla reintegra

Non abbiamo ricette precostituite ma una sola certezza: unire le forze, leggere la realtà per quella che è, mettere insieme esperienze e storie, non chiudersi nel proprio microcosmo o nella sigla di appartenenza, difendere il contratto nazionale e altro ancora, questa è la sola strada percorribile per una ricomposizione delle classi subalterne

E lungo questo strada continueremo ad avventurarci

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