Un torto subito da un lavoratore è un torto fatto a tutti (IWW)

Mandrake e Lothar ad Atene

Postato il 25 Marzo 2015 | in Mondo, Scenari Politico-Sociali | da

Riceviamo e pubblichiamo

MANDRAKE E LOTHAR AD ATENE.  

di Tiziano Tussi

Prince_Lothar_MandrakeIl duo Tsipras-Varoufakis ha ripetuto, in grande, i trucchetti che Mandrake metteva in atto per scoraggiare criminali ed arrestare i ricercati dalla polizia americana. Per chi non conoscesse la coppia di sorprendenti eroi del fumetto, ideato da Lee Falk e Phil Davies, negli anni ’30, negli USA, ricordo che sino agli ultimi decenni dello scorso secolo tali personaggi erano letti ed amati da turbe di giovani e meno giovani. Mandrake è un illusionista che vince tutti coloro che gli si parano davanti con i suoi trucchi da illusionista. Fa apparire e sparire oggetti e uomini, animali e cose. Lothar è il suo fedele servitore, un forte negro, vestito con pelli di leopardo, mentre il suo padrone gira in abito da sera, con mantella incorporata e cilindro in testa. Una coppia strana e strani sono le meraviglie che creano. Lothar è la forza per difendere Mandrake, una necessità. Ora la coppia greca al potere attualmente assomiglia, più o meno, a quella dei fumetti.

Ha fatto apparire all’elettorato greco meraviglie. Ha promesso mare e monti, del resto tutte cose di cui la Grecia abbonda. Ha promesso che avrebbe messo al suo posto la troika finanziaria che aveva messo in ginocchio la patria degli dei.

Varoufakis/Lothar poi era sceso nell’agone europeo dimostrandosi capace, sia come linguaggio – parla un inglese fluente, non come altri politici dell’area mediterranea – si veste in modo atipico e scanzonato. È un uomo imponente ed agita mani imbarazzanti. Sembra proprio Lothar pronto a menare i cattivi. Tsipras invece rassicura tutti quelli che hanno avuto ed hanno dei dubbi. Gli fa capire che insomma, per ora, hanno raggiunto un solo risultato, ma poi…

E qui cominciano le note dolenti: quale risultato? Una proroga di quattro mesi all’agonia finale. E poi? Poi cosa? Tutte le invenzioni del duo dovranno essere concordate con le autorità della troika che non si chiamerà più così, grande risultato terminologico, ma “istituzioni”. Un grande risultato della lotta di classe di Tsipras dunque. Quello che era stato promesso è svanito. Basti leggere il commento di Vittorio Da Rold sul Sole 24 ore di mercoledì 25 febbraio. Solo qualche accenno: “…la promessa di fornire gratuitamente l’energia elettrica e buoni pasto a 300mila famiglie bisognose, concedere affitti politici per 30mila appartamenti, restituire la 13° mensilità a ben 1.262.920 pensionati con una pensione inferiore a 700 € al mese, fornire sanità e medicinali gratis ai disoccupati, carta dei trasporti speciale per i poveri, riduzione del prezzo del gasolio da riscaldamento e per autovetture. Costo previsto, 1,9 miliardi di euro. Di tutto questo capitolo, per ottenere la proroga di quattro mesi al programma di aiuti, è rimasto solo un pallido ricordo.” Ma vogliamo essere impietosi, andiamo avanti: “…Syriza prometteva anche di ridurre il debito , come avvenne nel 1953 in Germania, varare un New Deal di investimenti, opere pubbliche. Di tutto ciò non è rimasto che un timido segnale…Syriza prometteva di alzare il salario minimo a 751 euro, ridoto a 580 dalla troika, …la creazione di 300mila nuovi posti di lavoro, la riassunzione di 100mila statali licenziati in precedenza. Di tutte queste promesse scritte sulla sabbia è rimasto ben poco.” E quel che si farà dovrà essere concordato con le “istituzioni”. Basta così per ora.

Tutta la stampa italiana sottolinea questo arretramento. Le interviste per strada, in Grecia, fatte al volo, trovano i più delusi. Ed alcuni casi di resipiscenza, verso Tsipras, di uomini pubblici di sinistra hanno il sapore di un allungamento dei termini della cambiale in bianco che i greci sottoscrivono oramai a chiunque, pur di avere un’opportunità, anche illusoria, di ritornare ad esser uno stato sovrano. La loro situazione riflette quella di tutti gli altri stati dell’Europa rispetto ai poteri centrali. O meglio, di quasi tutti gli altri stati.

Il Giorno del 25 febbraio pubblica due interviste interessanti. Una a uno storico, Valerio Castronovo, e una a un manager per ogni stagione, Franco Tatò. Il primo sottolinea il dato culturale della concezione del mondo tedesco che permette a quel paese le performance positive che continua ad avere, nonostante la crisi. Serietà, precisione e senso del dovere. Ma vi è, anche se non così chiara, pure la riduzione dei salari che nel tempo, ha prodotto effetti virtuosi dopo la sua introduzione, dopo la sua continua pratica. Ricordo che è solo dal primo gennaio di quest’anno che in Germania è in vigore, con eccezioni, l’introduzione della soglia minima del salario a 8,50€, lordi l’ora. In pratica chi ha pagato la crisi sono stati i lavoratori che ora possono ritirare un po’ il fiato. Il sistema paese, leggi gli imprenditi, ne ha beneficiato molto di più. Il secondo intervistato più radicalmente a questa situazione, tessendo le lodi delle riforme che noi ci sogniamo solo.

Ed ora Renzi qualcosa comincia a fare. Ma nessuno dei due portano precisi dati quantitativi al riguardo che possano farci capire qualcosa di più. Basta però, per sincerarsi della questione reale, una minima ricerca di dati e studi in rete e si viene a sapere che “…senza dubbio la crescita debole dei salari degli ultimi anni ha rafforzato la competitività internazionale delle aziende tedesche e incoraggiato le esportazioni. Questo ha avuto un effetto positivo sull’occupazione – purché non si trascuri l’impatto sul consumo interno e, di conseguenza, sulla domanda di manodopera. I bassi salari, cresciuti nel settore industriale – un capofila dell’economia tedesca in termini di negoziazioni salariali e un settore che paga salari relativamente alti – hanno certamente lasciato un segno sulle contrattazioni salariali e sugli accordi di retribuzione negli altri settori.

Inoltre, ci sono indicazioni che, in seguito alle riforme del mercato del lavoro, i disoccupati – specialmente quelli con qualifiche scarse o nulle – sono più disponibili ad accettare un lavoro che offra un salario relativamente basso. Questo è uno sviluppo positivo. “ Naturalmente per gli imprenditori in primis, aggiungiamo noi.1

La Grecia ha comunque avuto una proroga all’agonia visto che Wolfgang Schaeuble ha detto “Hanno accettato tutto”2. E se lo dice il ministro delle finanze tedesco, noto mastino del rigore capitalistico, possiamo credergli. Lui è un uomo serio, lui. Così non pare dei politici improvvisati rivoluzionari. Ma sarà interessante vedere tra quattro mesi cosa accadrà in Grecia. Allora potremmo capire ancora meglio che la storia ha già detto, già fatto, ma che la sinistra non è stata capace di imparare nulla da essa.

Che abbiano ragione i nazisti di Alba dorata che hanno già detto: “Ora tocca a Tsipras, ma lui fallirà e poi verremo noi.”?■

Note:

1- Vedi al proposito il sito memmt.info, il paper n° 6, I salari in Germania, (Pubblicato per la prima volta come “Reallöhne in Deutschland über mehrere Jahrerückläufig”, in Wochenbericht des DIW Berlin Nr. 33/2009.) Il sito e il lavoro in questione sono chiaramente espressione di un taglio d’analisi capitalistico. Quindi non sospetti di partigianeria di sinistra.

2- Sito de La Repubblica, 27 febbraio

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