November 24, 2024
Abbiamo parlato spesso di lavoro gratuito e di come, attraverso tanti esperimenti, mirino ad abituarci all’obbligo di vendere il nostro lavoro gratis. Alcune volte in cambio ci promettono una futura remunerazione (alternanza scuola-lavoro, stage, tirocini), altre volte semplicemente la possibilità di valorizzare il nostro curriculum (Expo, Giubileo, grandi eventi). Questa volta invece il lavoro gratuito viene imposto ai profughi giunti a Torino che in questa maniera si sdebiterebbero per l’accoglienza ricevuta. Così l’uscente sindaco Fassino ha lanciato questa “brillante” iniziativa: i profughi faranno gli spazzini per l’AMIAT in modo totalmente gratuito.
Il 24 aprile, dalle ore 16:00, si è tenuto un presidio dei lavoratori di Italcementi in piazza Dante a Bergamo. Ai circa 200 presenti, lavoratori con famiglie, si sono aggiunti un buon numero di solidali, definiti “outsiders” dall’Eco di Bergamo, che, a quanto pare, non riesce a concepire alcun meccanismo di mutuo soccorso. Con cartelli e volantini i manifestanti hanno attirato l’attenzione dei passanti e hanno animato la piazza, dove si sono poi susseguiti diversi interventi: i funzionari CGIL e CISL hanno dichiarato ciò che ripetono da circa sei mesi in ogni occasione di sciopero o di intervento pubblico, scaricando interamente la responsabilità sulle “istituzioni che non vengono incontro ai lavoratori”. A spezzare il leitmotiv è stato necessario l’intervento delle RSU, che hanno riportato una visione più concreta dello svolgersi delle trattative, e i cui rappresentanti hanno riscosso un maggiore consenso e una maggiore simpatia, dettata soprattutto dall’impegno costante durante lo svolgimento degli eventi nella sede Italcementi e nel CTG.
Il 27 aprile a Roma i lavoratori dei canili della Muratella e di Ponte Marconi sono scesi in strada e hanno bloccato via della Magliana, riuscendo a far sentire la propria voce forte e chiaro contro il piano della gestione commissariale di Roma che vorrebbe appaltare la gestione di questi canili ad associazioni di volontariato, licenziando i lavoratori e potendo così usufruire di manodopera gratuita. Abbiamo ripubblicato il comunicato di solidarietà dei lavoratori dell’accoglienza e degli assistenti specialistici di Roma, in cui giustamente si pretende rispetto dei diritti di chi lavora, salario dignitoso e internalizzazione dei servizi pubblici!
Venerdì 29 Aprile è stato indetto dalle sigle confederali uno sciopero nazionale che ha coinvolto tutti i lavoratori e le lavoratrici di Italcementi, compresi gli operai delle cementerie del territorio italiano. Il concentramento si è tenuto a Bergamo, dove ad oggi si riscontra il maggior numero di posti a rischio, tra ricollocamenti ed esuberi. Circa un migliaio di manifestanti si è ritrovato di fronte alla sede centrale. Nonostante l’operazione di Heidelberg sia chiaramente all’origine dello scempio che sta subendo Italcementi, la palla resta per ora in mano a Pesenti e ai dirigenti italiani. Si parla di ammortizzatori sociali e di ricollocamenti, mentre non si fa il minimo accenno ai 4,3 miliardi di euro del bilancio 2015 di Italcementi o al miliardo e seicento milioni di transazione che ha fruttato a Pesenti stesso 300 milioni di euro di guadagno.
Venerdì i lavoratori del Carrefour del centro commerciale “Le Gru” di Grugliasco (Torino) hanno scioperato contro il mancato rinnovo del contratto collettivo nazionale di categoria. Nel 2015 i sindacati hanno siglato un accordo per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di categoria con Confcommercio. Peccato che questo accordo, comunque già pessimo per orari e salari come avevamo spiegato all’interno dell’approfondimento dedicato ai rinnovi dei CCNL, non bastasse alle grandi aziende del settore che nel 2012 erano uscite dalla loro vecchia associazione di categoria, Confcommercio, per fondarne una nuova: Federdistribuzione. Una manovra Marchionne-style che avrebbe permesso ai giganti (Carrefour, Auchan, Esselunga, Ikea, ecc…) della grande distribuzione di portare avanti una trattativa parallela per ottenere un contratto ancora più negativo per il lavoratori di quanto già non sia quello firmato da sindacati e Confcommercio.
Abbiamo ripubblicato il comunicato dei sindacato SI Cobas in merito alle ultime vicende di infortuni sul lavoro avvenuti a Modena e a Bologna e che i padroni stanno cercando di giustificare con la negligenza dei lavoratori e delle lavoratrici coinvolte nascondendo vergognosamente la mancata attuazione di quanto previsto dalle norme di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro e lo sfruttamento massivo dei lavoratori che si ritrovano spesso costretti ad eludere le leggi proprio perché incitati dagli stessi padroni e padroncini che gli chiedono di essere più veloci e più produttivi.
Il 27 aprile 2016, i lavoratori e le lavoratrici della Gepin Contact hanno organizzato un presidio per la difesa dei posti di lavoro contro la prospettiva, ormai imminente, di circa 350 licenziamenti nel solo napoletano. La scelta delle Poste Italiane non è affatto casuale: Poste Italiane, partecipata dallo stato italiano, è infatti l’unica azienda committente della Gepin e, di fatto, la sua decisione di non rinnovare più l’appalto è la ragione dei licenziamenti che oggi sono sul tavolo. Come i lavoratori hanno più volte ribadito in queste settimane, Poste Italiane non può semplicemente lavarsi le mani di quanto sta accadendo. Sono palesi le sue responsabilità e vi deve far fronte. In gioco, infatti, non è la sopravvivenza di una realtà aziendale come la Gepin, ma il futuro lavorativo di centinaia di lavoratrici e lavoratori, nonché la vita delle loro famiglie. Insieme a loro c’erano altri lavoratori su cui incombe la mannaia dei licenziamenti: quelli della Almaviva.
Lascia un commento