December 22, 2024
Riceviamo e pubblichiamo
Il leader del Comitato di lotta cassintegrati e licenziati di Pomigliano alla notizia del rinvio di un anno della sua causa contro l’azienda è salito sul tetto del tribunale a sfogare l’esasperazione.
Un ex operaio Fiat sul tetto del tribunale, ieri mattina. Mimmo Mignano, operaio licenziato dall’azienda sei anni fa, ha protestato contro l’inefficienza della macchina della giustizia locale, che ritarda i tempi di discussione del suo caso.
E ieri, alle dieci, la clamorosa protesta del leader dei Cobas della Fiat di Pomigliano. L‘operaio, 49 anni, di Sant’Anastasia, moglie e una figlioletta di 5 anni, è penetrato nell’edificio del Tribunale civile, a poche decine di metri da piazza D’Armi, la zona del mercato di Nola, ed è salito sul tetto. Obiettivo: protestare contro le lungaggini della causa civile intentata contro la Fiat per chiedere il reintegro in fabbrica. Una volta sul cornicione del palazzo Mignano ha appeso uno striscione più che significativo: “sei anni per una udienza”. Udienza fissata a ieri ma che i giudici hanno rinviato all’ottobre del 2014. Da qui la rabbia del militante sindacale, sfogata sulla parte più alta del palazzo.
Mignano è stato poi bloccato dalla polizia e portato in una stanza ai piani bassi. Poi però c’è stato un fuori programma. Il presidente della sezione lavoro del tribunale, il giudice Paolo Landi, ha voluto incontrare l’ex operaio esasperato. Landi ha dato “la sua disponibilità a prendere in esame l’anticipazione dell’udienza”. Mignano era stato licenziato dall‘azienda sei anni fa e da allora è rimasto senza soldi e senza posto. Il leader del Comitato di lotta cassintegrati e licenziati Fiat era stato licenziato dal Lingotto nel 2007 per aver manifestato, striscione e megafono nei pugni, all’interno della filiale Fiat di Napoli, al corso Meridionale. Secondo l’azienda Mignano aveva manifestato in modo violento, danneggiando beni di proprietà della Fiat e seminando panico tra il personale e i clienti della concessionaria.
Cosa che ha poi motivato la decisione di estromettere l’esponente Cobas dalla grande fabbrica automobilistica napoletana. “Accuse false – replica l’attivista sindacale – volevano semplicemente eliminare un elemento indigesto a chi vuole comandare col pugno di ferro trasformandoci in tanti robottini senza cervello”. Intanto è la magistratura chiamata a decidere sul caso. Ma Nola versa nella paralisi. “Qui – spiega il legale di Mignano, il noto avvocato lavorista Pino Marziale – i tempi di definizione dei contenziosi di lavoro, compresi quelli urgenti come i licenziamenti, sono insopportabili a causa degli enormi carichi, delle troppe cause e della carenza del personale di cancelleria”.
Pino Neri
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