Un torto subito da un lavoratore è un torto fatto a tutti (IWW)

Per difendere i lavoratori pubblici non si sta sulla difensiva. Intervista al Cobas Pubblico Impiego

Postato il 16 Settembre 2014 | in Lavoro Pubblico, Sindacato | da

In un vostro documento avete citato gli Assalti frontali “dovete darci il denaro, poi ne riparliamo. Poi”, perchè questa citazione non sindacale?

Dobbiamo svecchiare il nostro linguaggio, il cittadino , i giovani perchè dovrebbero difendere i lavoratori pubblici dopo anni di bombardamento mediatico che li ha descritti come nullafacenti e fannulloni? Da 20 anni si parla di lavoratori garantiti che portano a casa lo stipendio mentre altri sono disoccupati, sfruttati e malpagati o ridotti agli ultimi mesi di ammortizzatori sociali o con gli esigui sussidi. Cgil Cisl UIl hanno costruito un sistema clientelare e la cultura della passività, basti pensare la separazione tra pubblici e esternalizzati, tutti a svolgere lo stesso lavoro ma con contratti, stipendi e orari diversi.

Non avere condotto una seria opposizione alle esternalizzazioni è questo l’inizio del declino sindacale nella Pubblica amministrazione, ora noi non dobbiamo fare lo stesso errore di fronte ai lavoratori delle partecipate e delle società in house che subiranno attacchi, tagli e licenziamenti in nome del risparmio.

Per questo svecchiare il linguaggio vuol dire darci degli obiettivi non corporativi.

Difendere i servizi pubblici significa poterli controllare, ma oggi con i sindaci podestà chi puo’ esercitare una direzione e un controllo? Nessuno, quindi cresce l’estraneità ai servizi pubblici e i lavoratori degli stessi sono dipinti come privilegiati. Noi dobbiamo invece rovesciare il ragionamento e non lo si fa solo con la indizione di qualche sciopero ma allargando la nozione di pubblico ben oltre quel perimetro in cui lo hanno rinchiuso.

Per le giunte del Pd pubblici sono i nidi gestiti dalle cooperative dove le educatrici fanno anche da ausiliarie , lavorano due ore in piu’, spesso fanno straordinari non retribuiti (qui subentrano gli statuti e i regolamenti interni alle cooperative che vincolano il socio lavoratore a condizioni inaccettabili), noi pensiamo che un cinema o un teatro liberato siano molto piu’ pubblici di tanti enti locali.

Cambiare la definizione del pubblico significa non subire le privatizzazioni, contrastarle, organizzare i lavoratori delle partecipate metterli insieme a quelli pubblici.

Ma torniamo al denaro…

Sono sei anni che i contratti sono praticamente fermi e mai si è visto un comparto cosi’ inerte. Perchè i lavoratori pubblici non si muovono? una delle cause è sicuramente legata ai servizi essenziali previsti dalla normativa antisciopero che ti fa proclamare scioperi solo a scappamento ridotto con una inefficacia dello strumento. Poi ci sono i crumiri che devono marcare il cartellino perchè titolare di indennità, posizioni organizzative e quindi desiderosi di salvare una barca che sta affondando. Bisogna costruire piattaforme rivendicative con piu’ soldi al salario di base e meno alla parte accessoria, fuori dalla performance che ha diviso i lavoratori mettendoli gli uni contro gli altri, eliminare le posizioni organizzative o farle pagare dai bilanci degli enti e delle aziende.

Non solo i salari sono fermi ma anche i fondi della produttività subiscono decurtazioni paurose e poi se qualche contratto decentrato non è stato in linea con i dettami (per esempio cumulando indennità anche di pochi euro) scatta la corte dei conti che ti chiede indietro quanto hai percepito e magari mette sono accusa i delegati rsu che hanno sottoscritto l’accordo.

Una piattaforma rivendicativa non puo’ limitarsi solo al rinnovo contrattuale, bisogna rimettere al centro anche i servizi, il controllo su di essi, la direzione a fini sociali, liberare le spese sociali, per la istruzione , per la salvaguardia del territorio da ogni vincolo.I soldi ci sono, basta prenderli dalle spese militari, dalla lotta alla corruzione che viene alimentata con i processi di privatizzazione. Invece ci vogliono imporre l’idea che siano proprio le privatizzazione la soluzione del problema quando sono invece la causa.

Ma in Grecia stanno licenziando migliaia di lavoratori pubblici, sarà per questo che in Italia non esiste opposizione?

Ci sono già le basi perchè i licenziamenti arrivino anche da noi, e poi avete idea di quanti precari sono stati espulsi nonostante avessero i requisiti per la stabilizzazione? Vi ricordate quando Cgil CIsl Uil esaltavano la manovra di un anno fa sui precari parlando di segnali di apertura? Erano solo parole, nei fatti il sindacato ha sostenuto prima Letta e ora Renzi pensando di salvare le rendite di posizione, i Caf, i patronati, la concertazione che pure è morta e sepolta. Neppure per la salvaguardia dei lavoratori delle province siamo riusciti a costruire iniziative comuni, quindi serve una autocritica anche al nostro interno, neppure sulle camere di commercio abbiamo costruito una iniziativa seria per dimostrare che non sono enti inutili.

Andrete allo sciopero?

Lo sciopero da solo non basta più, se il sindacalismo di base pensa di cavarsela con la manifestazione di autunno e lo sciopero commette gli errori del passato che hanno portato a trasformare l’opposizione in parate retoriche e residuali. Scioperare ma prima mobilitarsi, avere una piattaforma comune, pratiche sociali e sindacali coerenti, obiettivi che leghino la rivendicazione sociale a una lotta sociale e politica senza perdere di vista le questioni concrete, le istanze provenienti dai luoghi di lavoro, soprattutto nella sanità e negli enti locali dove la mortificazione della forza lavoro, la sua svalorizzazione ha raggiunto livelli preoccupanti.

Un sindacato che difende i servizi e i lavoratori in astratto restando sulla difensiva non fa altro che favorire la controparte, questo vale non solo per la pubblica amministrazione

Aspettiamo che venga decisa uunitariamente la data per lo sciopero ma la domanda a cui rispondere è cosa intendiamo fare perchè questo autunno sia veramente caldo

Da parte nostra l’invito al sindacalismo di base di cambiare anche la modalità di rapportarsi al suo interno, prendere come esempio i facchini e i lavoratori pubblici greci, meno proclami e piu’ fatti e per raggiungere questo obiettivo serve parlarci , agire in comune, mettersi in rete con cittadini e realtà sociali. Anche questo vuol dire uscire dalla marginalità e dalla ritualità

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