November 24, 2024
La colpa è dei risparmiatori che dovevano informarsi. Oppure è delle banche, che hanno piazzato titoli spazzatura. È di chi doveva vigilare, Banca d’Italia in testa. È del governo e del pasticcio del decreto salvabanche. È dell’UE e delle sue regole. Negli ultimi giorni è esploso il dibattito sul salvataggio di CariFerrara, Banca Etruria, Banca Marche e CariChieti, per cercare di individuare responsabilità e colpe.
Certo è che una banca non dovrebbe vendere a clienti inesperti prodotti come delle “opzioni certificates su sottostanti cartolarizzati”. Difficile anche solo capire di cosa si tratta, figuriamoci investirci i propri risparmi. Per questo esiste una normativa europea – la Mifid – che prevede che le banche, prima di vendere un prodotto, facciano quella che si chiama la profilatura del cliente, ovvero verifichino la conoscenza degli strumenti finanziari, la propensione al rischio, gli obiettivi dell’investimento.
Peccato poi che si scopra che il 75% della clientela – anche chi aveva un’istruzione media inferiore – è risultato figurare sui tre livelli più alti di conoscenza ed esperienza finanziaria. Dati a dire poco strani, ma che trovano una spiegazione se si viene a sapere quanto le strutture commerciali vengano pressate per raccogliere volumi e incentivi. Se da un’indagine della Consob risulta “il costante e penetrante controllo delle performance di rete” e “forme di pressione per raggiungere i budget”; se, come rivelato dalle parole di un dirigente: “forse non mi sono spiegato: vanno fatti i numeri”. Come dire vendita di prodotti in conflitto di interesse; forme di marketing scorrette; fissare obiettivi in funzione delle esigenze della società, privando l’investitore di alternative; e chi più ne ha più ne metta.
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