Un torto subito da un lavoratore è un torto fatto a tutti (IWW)

Pisa contro ogni guerra

Postato il 4 Dicembre 2015 | in Mondo, Scenari Politico-Sociali, Territori | da

Riceviamo e pubblichiamo

Aula_RDopo i fatti di Parigi, l’Europa torna a rispondere al terrorismo da lei stessa creato usando la repressione, giustificata dalla paura e dalla percezione della minaccia, adesso vicina e tangibile. Il terrorismo di matrice islamica sembra giustificare l’ennesimo aumento della militarizzazione, il cui effetto principale è quello di alimentare il clima di perenne allerta per un pericolo che non si riesce ad identificare. Questo non fa altro che incrementare la xenofobia, l’intolleranza e la paura per ciò che non si conosce, mentre la causa dell’attuale situazione politica mediorientale è da riscontrarsi in ben altri motivi.

Attorno alla retorica della sicurezza e della guerra al terrorismo islamico i governi cercano consenso, si barricano entro i propri confini, ledono le libertà dei propri cittadini. Le politiche dei governi occidentali e la loro propaganda, così come quelle dell’ISIS, altro non fanno che esasperare l’intolleranza culturale e la violenza. Ma se si vuole davvero parlare di ISIS occorre tener ben presente che cosa sia, perché ridurlo alla mera definizione di frangia terroristica islamica è una riduzione funzionale a determinate posizioni politiche. L’ISIS è un movimento che si origina nelle carceri americane del Medio Oriente, costruite per torturare i prigionieri dell’Afghanistan e dell’Iraq che, prima di essere catturati, per anni sono stati armati ed addestrati dai paesi NATO e dalle petromonarchie del Golfo. Oggi lo Stato Islamico non può essere considerato esclusivamente come un “prodotto” del radicalismo religioso, bensì il risultato del supporto logistico-militare indiscriminato e strumentale del fronte ribelle da parte dell’Occidente e dei suoi alleati mediorientali.

Per questa ragione scegliamo di non limitarci a dichiararci contro la guerra, ma decidiamo di essere contro ogni guerra, specialmente se ha come movente la sottomissione dei popoli per l’appropriazione delle loro risorse. Per la stessa ragione non riteniamo corretto che a Pisa sia stata issata la bandiera della Francia: lo stato della tanto decantata révolution era ed è tutt’oggi una delle maggiori potenze colonialiste. Ne è diretta testimonianza la guerra che da due anni devasta il Mali, un’operazione che purtroppo dimostra che determinate politiche guerrafondaie non appartengono solo al passato come, invece, vorrebbero farci credere. Se ci si volesse realmente opporre alla guerra non si dovrebbe fieramente sventolare la bandiera di uno stato simbolo della violenza coloniale, ad oggi totalmente incapace di favorire l’integrazione dei suoi cittadini, benché estremamente multietnico. Non sono il colore della pelle o la religione il problema, perciò scegliamo di opporci a questa retorica.

Questa non è la nostra guerra, non è la guerra dei francesi o degli occidentali, non è la guerra dei mediorientali. Questo è il conflitto tra imperialismi, tra interessi economici e geopolitici, mascherati da scontro culturale tra l’occidente cristiano e il mondo arabo musulmano. Nostri sono solamente i morti, non le guerre.

Assemblea dell’Aula R

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