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Processi di ristrutturazione: il caso partecipate

Postato il 14 Marzo 2016 | in Lavoro Pubblico, Sindacato | da

StoriaPoche settimane fa,  il Consiglio dei Ministri ha pre-adottato il testo unico in materia di società a partecipazione pubblica .  Ma prima di vedere alcune criticità , in una materia complessa e un quadro legislativo in via di ridefinizione, sarà il caso di precisare i reali obiettivi del Governo

A 5 anni dal Referendum , quando i cittadini con maggioranza schiacciante si espressero per abrogare il decreto Ronchi che imponeva agli enti locali di mettere a gara la distribuzione dell’acqua nelle case, si capisce quale sia il vero intento di Renzi: privatizzare l’acqua una volta per tutte.

Proprio alla vigilia della nuova tornata referendaria, sarebbe opportuno interrogarsi sull’esito del referendum contro la privatizzazione dell’acqua visto che una volta rimossa dalla bolletta la voce adeguata remunerazione del capitale investito dai gestori” hanno cambiato formalmente le bollette ma la ripubblicizzazione del servizio non è mai arrivata. Chi aveva presentato il successo di quel referendum come un inversione di tendenza già all’indomani del voto aveva sotterrato l’ascia di guerra lasciando ad enti locali e società dell’acqua una gestione privata. Questa lezione dovrebbe servire a capire che un quesito referendario non cambia i rapporti di forza soprattutto se a sostenerlo sono anche interessi contrastanti, tanto è vero che il Partito democratico ora si accinge a modficare il testo di legge a partire da quell’articolo che stabiliva, in accordo con il quesito referendario, ache il servizio idrico  va affidato a seggetti interamente di diritto pubblico controllati dallo stato, quindi in teoria nessuna spa pubblica\privato, il che metterebbe fuori gioco le mega aziende che gestiscono l’acqua, il gas. In realtà sulla strada delle privatizzazioni il Governo Renzi si è già da tempo incamminato per esempio nella Legge di stabilità si incentivano i comuni a privatizzare i servizi pubblici a rete, tra i quali anche l’acqua, con la promessa di aggirare in qualche misura i vincoli di spesa.

L’obiettivo del Governo è la costituzione di multiutility che possano contare su enormi capitali pubblici e agire in ambito privatistico sul mercato, grandi aziende che agiscano in Italia e in Europa per contrastare i monopoli capitalistici non italiani. IN questa ottica va letta anche la ridefinizione delle società partecipate, vediamo quindi alcune criticità a propsito di un dibattito tra addetti ai lavori sul testo unico in materia di società a partecipazione pubblica. Proviamo a rendere comprensibile uno scontro interno al capitalismo italiano

  • Come individuare i servizi di interesse economico generale che stanno alla base del mantenimento delle quote pubbliche, per esempio all’art 2 si parla di attività legate a produrre e fornire servizi e beni che non potrebbero essere svolte dal mercato senza un intervento pubblico. Se si tratta di soddisfare i bisogni della comunità bisogna partire da una considerazione preliminare: quali sono questi bisogni di cui la collettività necessita?
    Se bisogna garantire, come scrive il testo, la coesione sociale e lo sviluppo (quale?) , possiamo dire, da parte nostra, che il primo bisogno è quello di reddito e da qui la rivendicazione che tutti i posti di lavoro siano salvaguardati andando a costruire aziende che siano realmente controllate dal pubblico e dalla cittadinanza. Se gli obiettivi sono quelli di perseguire l’interesse generale, perchè dismettere il pubblico? Evidentemente non ce la raccontano tutta
  • A nostro avviso ci saranno pericoloso riscritture del testo unico enti locali e sui servizi pubblici E’ evidente che la riscrittura sia funzionale a conservare quote pubbliche in aziende che poi verrano gestite a tutti gli effetti da soggetti privati con ricorso al subappalto, per esempio nell’ambito dell’igiene ambientale. In questi anni il settore igiene è stato attraversato da processi di esternalizzazione e moltiplicazione degli appalti, crediamo che questa situazione non sia suscettibile di sostanziali modifiche perchè senza appalti con contratti al ribasso l’intero ciclo\sistema delle esternalizzazioni non reggerebbe.
  • La stessa nozione di pubblico ormai prevede aziende e società a tutti gli effetti privati alle quali conferire servizi con appalti a evidenza pubblica
    Sempre piu’ diffuso è l’ affidamento a società mista, il cui socio privato viene  scelto con procedura a evidenza pubblica, in linea con i dettami legislativi della Unione europea e dael decreto legislativo adottato ai sensi dell’articolo 18 della legge 7.8.2015, n. 124. C’è poi l’affidamento in house sottoposto poi ad alcuni controlli, primo tra tutti quello economico per evitare indebitamenti.

Bisogna quindi capovolgere il ragionamento partendo dal presupposto che i soldi dei cittadini sono utilizzati a sostegno di aziende che formalmente sono controllate dal pubblico ma nei fatti non lo sono e le quote azionarie pubbliche (enti locali) sono giustificate per erogare servizi alla cittadinanza vantaggiosi. Ma se guardiamo alle tariffe, alla presenza degli appalti, alle condizioni di vita, di lavoro e di retribuzione di tutti i lavori impiegati negli appalti si capisce l’inganno, ossia che la sostenibilità del sistema regge proprio sulla presenza del pubblico ma i costi e la gestione della forza lavoro sono a tutti gli effetti gestiti con logiche di mercato

Un’altra novità è rappresentata dalla Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente, cha ha lo scopo di migliorare  il sistema di regolazione del ciclo dei rifiuti, anche differenziati, urbani e assimilati, per garantire accessibilità, fruibilità e diffusione omogenee sull’intero territorio nazionale, adeguati livelli di qualità in condizioni di efficienza ed economicità della gestione, armonizzando gli obiettivi economico-finanziari con quelli generali di carattere sociale, ambientale e di impiego appropriato delle risorse.

Questa autority ,“Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (ARERA)” avrà poi un potere assoluto per esempio sarà chiamata a valutare i costi, le funzioni, stabilirà se un servizio è efficiente o no, detterà linee guida e svolgerà una funzione di controllo il cui fine a nostro avviso sarà il contenimento dei costi che avrà ripercussioni negative sulla forza lavoro

Il testo unico in materia di partecipate sarà poi dirimente per stabilire quali società siano ammesse alla partecipazione azionaria delle pubbliche amministrazioni e rinvierà ai consigli comunali in merito ai criteri guida per le società in house piegando ogni intervento finanziario alle normative europee, non prima di avere ricevuto il nulla osta della magistratura contabile che avrà l’ultima parola prima di ogni atto deliberativo. In questo caso nelle società in house , nella compagine sociale non ci saranno soggetti privati con potere di controllo e di veto. Ma le società in house servono se sono finalizzate ad uno scopo sociale, a un controllo sull’economia e sui servizi , non servono invece se risultano funzionali ad altri scopi

Ma qui il discorso si fa alquanto complcato e nello statuto potrà essere prevista piu’ di una deorga in materia di controllo

Per esempio bisogna fare attenzione al cosiddetto requisito della prevalente attività svolta, uno statuto puo’ anche prevedere lo svolgimento di funzioni (che non siano prevalenti) in altri ambiti, da qui la società di scopo potrebbe anche intervenire in altri servizi….

Quali sono allora le nostre preoccupazioni?

  • che una autority sia la longa mano del Governo per intervenire nella gestione dei servizi
  • che il sistema degli appalti non venga minimamente rivisto e quindi nel tempo siano peggiorate le condizioni retributive e contrattuali di migliaia di lavoratori
  • che si ponga fine alla partecipazione azionaria del pubblico in aziende le cui attività non siano vendibili sul mercato
  • che in qualche misura i soci privati continuino a fare il bello e il cattivo tempo a partire dal management
  • che la nozione di pubblico venga stravolta includendo società e aziende che pubbliche non saranno piu’ per spianare la strada a nuove multiutility nelle quali il Governo ripone le speranze di
  • competività del capitalismo italiano nel vecchio continente

Cobas Pisa

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