November 29, 2024
Una decina di giorni fa abbiamo letto che il giudice del lavoro ha annullato il licenziamento disposto dalla CISL di Pisa a carico di una lavoratrice condannando il Sindacato.
Non si tratta di una novità essendo la Cisl pisana recidiva in ordine a tali comportamenti (analoga condanna l’ anno prima).
Quello che però rende oltremodo grave l’accaduto è che certi dirigenti, pur in presenza di due condanne per licenziamenti arbitrari, si vogliano ergere in città a paladini dei diritti.
A volte la coerenza di comportamento è virtù che non appartiene a tutti.
Infatti solo alla fine dello scorso anno il Segretario della Cisl pisana Federici tuonava pubblicamente a proposito dei licenziamenti alla Misercordia sostenendo che ”gli enti locali e l’arcivescovo potrebbero far sentire di più la propria voce, anche sotto il profilo dell’etica, affinché gli amministratori cambino atteggiamento”.
Noi sapevamo da che pulpito veniva la predica, quale atteggiamento c’era dietro, e i fatti lo hanno successivamente confermato.
Ma questo non ci basta per stigmatizzare i gravi danni che si arrecano collettivamente all’ intero mondo del lavoro! Le responsabilità derivanti dai comportamenti della Cisl provinciale, finiscono per screditare e indebolire l’ azione sindacale complessiva.
E’ evidente che i sindacati confederali CGIL CISL UIL siano avversari del conflitto perché vivono di servizi, ovvero di quelle risorse economiche che il sistema di governo centrale eroga o garantisce attraverso patronati, enti bilaterali e che fanno passare in secondo piano il primo compito di un sindacato: tutelare collettivamente e singolarmente lavoratrici, lavoratori, pensionati.. compito ormai dimenticato, infatti le deleghe con trattenute mensili degli iscritti non costituiscono più l’ unica fonte per mantenere l’ apparato di dirigenti, per cui si sottoscrive qualsiasi accordo con la “controparte padronale” anche se si “svendono diritti” delle persone. Da qui nasce un sistema di potere basato sui sindacalisti di mestiere, la cui elezione è una pura formalità, in quanto designati dall’ alto a cascata dai livelli nazionali e regionali, a cui servono funzionalmente per mantenersi reciprocamente potere e poltrone.
Solo così si spiegano silenzio e ignavia da parte dei livelli nazionali CISL, ma anche l’ assenza di posizioni in merito di CGIL e UIL locali, che complessivamente “non vedono, non sentono, non parlano”.
Nella vicenda della lavoratrice c’è un particolare da non sottovalutare laddove la stessa rende pubblico il fatto di essersi rivolta, alla provincia di Pisa attraverso l’ ”ufficio della consigliera di parità”.
Fra i compiti e ruoli di tale ufficio vi è anche quello di intervenire gratuitamente ove esistano condizioni dovute a discriminazioni in ambito lavorativo, sui livelli retributivi o in quanto donna, attivandosi anche per rimuoverle.
E allora alla luce delle precise circostanze denunciate dall’ interessata chiediamo alla Provincia di Pisa di attivarsi, a partire Presidente Pieroni e fino a tutti coloro che hanno responsabilità politiche e dirigenziali in merito, per appurare immediatamente fatti che, per come sono stati presentati, non possono essere ignorati.
Cobas Pubblico Impiego
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