November 29, 2024
Al quotidiano «Il Fatto », si sa, piace andare (o sembrare) controcorrente. Anche quando – e in effetti è caso più che raro – si tratti di contrastare giudici e sentenze. Nel caso in questione, per giunta, i giudici son quelli più alti e la sentenza della Corte Costituzionale con cui, il 12 febbraio 2014, la «Fini-Giovanardi» è stata abolita.
Gli effetti “carcerogeni” di quella legge, introdotta surrettiziamente nel 2006 dal governo Berlusconi, sono stati annualmente documentati in un Libro Bianco realizzato da Forum Droghe, altre associazioni e comunità terapeutiche. In breve: il numero degli ingressi in carcere per droga è arrivato a superare il 30% del totale, quello dei presenti in carcere sfiora il 40%. Una parte rilevante (almeno il 30–40%) è ristretta in forza del comma 5 dell’articolo 75 della legge sulle droghe, quello che sanziona le condotte di «lieve entità», ovvero il piccolo spaccio o la detenzione a fine personale. Va poi considerato che un detenuto su quattro è tossicodipendente; e così pure il fatto (con la minuscola) che il 45% delle denunce per droga riguarda i cannabinoidi.
Lo scandalo vero è che alcune migliaia di persone condannate in base alla Fini-Giovanardi, ora cassata, continuano arbitrariamente a restare in carcere, almeno tremila quelle condannate per la «lieve entità». Tanto che una rete di associazioni e comunità ha promosso la campagna «Cancellare le pene illegittime».
Leggi tutto l’articolo al seguente indirizzo:
http://www.controlacrisi.org/notizia/Politica/2014/8/27/42068-se-il-fatto-si-schiera-contro-i-giudici/
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