January 30, 2025
Il mondo ha reagito con orrore all’attacco omicida al giornale satirico francese Charlie Hebdo. Sul New York Times, l’esperto corrispondente per l’Europa Steven Erlanger ha descritto graficamente il periodo immediatamente successivo, a quello che molti chiamano l’11 settembre della Francia, come “una giornata di sirene, elicotteri in volo, bollettini frenetici; di cordoni di polizia e di gente ansiosa; di bambini portati via da scuola verso la sicurezza. E’ stata una giornata, come le due precedenti, di sangue e di orrore dentro e attorno a Parigi.” L’enorme grido di protesta in tutto il mondo è stato accompagnato dalla riflessione sulle radici più profonde dell’atrocità. “Molti percepiscono uno Scontro di Civiltà,” diceva un titolo del New York Times.
La reazione di orrore e di repulsione per il crimine è giustificata, così come la ricerca di radici più profonde, purché teniamo ben saldi in mente alcuni principi. La reazione dovrebbe essere del tutto indipendente da quello che pensa il giornale e da che cosa crea. L’appassionato e onnipresente slogan “Io sono Charlie”, e altri simili non dovrebbero essere intesi come indicazione, o anche accenno, di connessione con il giornale, almeno nel contesto della difesa di libertà di parola. Invece dovrebbero esprimere la difesa del diritto di libera espressione qualsiasi cosa si pensi dee contenuti, anche se sono considerati odiosi e turpi.
Leggi tutto l’articolo di Noam Chomsky (tradotto da Maria Chiara Starace) al seguente indirizzo:
http://www.bocchescucite.org/siamo-tutti-riempite-lo-spazio-bianco/
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