December 22, 2024
Con gli ultimi decreti legislativi le società partecipate devono applicare le stesse normative dei Comuni. Al danno segue ovviamente la beffa, visto che in molte di queste società si applicano contratti nazionali sfavorevoli (minore salario, orario settimanale più lungo, condizioni di lavoro decisamente peggiori).
Il d.l. n. 101/2013, disposizioni urgenti di razionalizzazione della spesa per il personale nelle P.A. e nelle società partecipate, vuole di fatto bloccare le assunzioni nelle società e favorire la mobilità di personale tra aziende(e si potrebbero registrare trasferimenti coatti all’interno della stessa Regione e anche fuori Regione con il consenso delle organizzazioni sindacali firmatarie di contratto).
L’articolo 3, comma 2 del decreto prevede che le società controllate direttamente o indirettamente dalla PA , tramite accordo tra le stesse società e senza (attenzione senza) il consenso del lavoratore, possano favorire la mobilità del personale nell’ottica di risparmiare sulla spesa di personale. La mobilità è tra società e non tra società ed enti locali, questo fatto spiega da solo che i servizi saranno sempre più gestiti in economia.
All’orizzonte poi si intravedono alcuni scenari che lungi dal migliorare le condizioni di lavoro e di vita, lungi dal creare nuova occupazione, potrebbero dare vita a processi di fusioni travestiti da reinternalizzazioni di servizi.
Le società partecipate, al pari di tutti gli Enti Pubblici, dovranno rilevare le eccedenze di personale e restare nei limiti della spesa del personale inferiore al 50% delle spese correnti..
Ma quello che non dice è che per 1500 aziende pubbliche si profila un futuro incerto visto che i comuni fino a 30 mila abitanti,entro settembre, dovranno cessare ogni partecipazione nelle società che risultano fuori dai patti di stabilità e a ciò bisogna aggiungere che la spending review prevede la privatizzazione\chiusura delle società strumentali, quelle società il cui fatturato per il 90% deriva da attività svolte per conto dell’Ente che le ha create.
In questo scenario legislativo i lavoratori e le lavoratrici delle società non possono dormire sonni tranquilli e il silenzio delle organizzazioni sindacali dimostra la complicità delle stesse ai decreti legislativi del Governo il cui obiettivo è tagliare posti di lavoro, la spesa del personale e ridurre i servizi
COBAS PUBBLICO IMPIEGO
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