Un torto subito da un lavoratore è un torto fatto a tutti (IWW)

Società partecipate. Quo vado?

Postato il 21 Gennaio 2016 | in Lavoro Pubblico, Scenari Politico-Sociali, Sindacato, Territori | da

trasparenza-860x560E’ ormai imminente l’ennesimo decreto legge sul pubblico impiego e tra gli argomenti trattati ci saranno anche le società partecipate

L’art. 1, comma 675, della legge di stabilità dello scorso dicembre prevede che le società controllate direttamente o indirettamente dalla P.A., ad eccezione per quelle quotate in borsa, pubblichino entro 30 gg. dal conferimento di incarichi di collaborazione, di consulenza o di incarichi professionali, inclusi quelli arbitrali, e per i due anni successivi alla loro cessazione, le seguenti informazioni:
a. gli estremi dell’atto di conferimento dell’incarico, l’oggetto della prestazione, la ragione dell’incarico e la durata;
b. il curriculum vitae;
c. i compensi, comunque denominati, relativi al rapporto di consulenza o di collaborazione, nonché agli incarichi professionali, inclusi quelli arbitrali;
d. il tipo di procedura seguita per la selezione del contraente e il numero di partecipanti alla procedura.

Tanta trasparenza stride con la storia degli ultimi anni di aziende partecipate, spesso costruite per esternalizzare alcuni rami degli enti locali o per aggirare i patti di stabilità o portare fuori dal controllo dei Revisori e dei consigli comunali ogni atto di indirizzo e controllo su determinati argomenti

Da anni parlano a vanvera di trasparenza ma si continua a emanare ordinanze e decreti che dimostrano l’esatto contrario, ossia che gran parte dei siti della Pubblica amministrazione sono inaccessibili o incomprensibili, che gli atti pubblici non sono sovente pubblicati, che le indicazioni dell’Anac sono rimaste per anni lettera morta.

L’ubriacatura da trasparenza, dopo anni di silenzio e di omissioni è funzionale a ben altri scopi:

  • Le aziende partecipate saranno ridotte di numero, per molte di loro si andrà verso la soppressione, per altre ci sarà l’ipotesi dell’accorpamento con altre, su questo argomento il decreto ministeriale fornirà indicazioni e orientamenti ma pensiamo che non sia improbabile un loro rafforzamento a discapito degli enti locali. Di certo l’obiettivo è cancellare centinaia di posti di lavoro da un lato e dall’altro perseguire l’obiettivo di costruire aziende grandi capaci di competere sul mercato, di partecipare a mega appalti, di sfruttare gli investimenti pubblici degli anni passati per favorire un business privato
  • recentemente la corte dei conti della Lombardia si è interrogata sul fatto di allegare al rendiconto degli enti locali i creditori e i debitori delle società partecipate dallo stesso ente, giusto per sapere lo stato economico in cui versano queste aziende. Capire, con dati alla mano, quali aziende siano in debito e quali in buona salute avrebbe dovuto essere l’inizio del percorso per verificare come sono stati spesi i soldi pubblici, con quale ritorno in termini di profitti e di servizi. Una ricognizione su costi e benefici avrebbe sicuramente evitato che alcune Giunte locali emanassero delibere con le quali di dismettono quote azionarie senza prima sapere i costi, i vantaggi e gli svantaggi di questa operazione. Di trasparente ed economico in questo decisionismo dei sindaci c’è ben poco, i collegi dei revisori svolgono una funzione discutibile, infatti il loro accanimento sui contratti decentrati e le obiezioni sulle modalità di erogazione del salario accessorio stridono con i giudizi formali sul colossale giro di soldi delle partecipate, non esiste un atto conoscitivo e una valutazione di come gli enti locali abbiano speso i nostri soldi, solo giudizi tecnici , corretti i quali, la politica continuerà a fare il bello e il cattivo tempo
  • gli enti locali sono solo tenuti a dimostrare che una società sia funzionale al suo scopo e per questo motivo mantenuta in piedi, di razionalizzazione e anticorruzione si parla ormai nelle aule universitarie per interpretare un diritto destinato ad essere stravolto dai decreti governativi. Di certo nessun organo contabile ha mai studiato la effettiva convenienza dello strumento societario rispetto ad una gestione diretta dello stesso servizio, nessun organo è mai entrato nel merito della organizzazione del lavoro o dei contratti. Vizi formali, giudizi tecnici non hanno mai fermato il decisionismo politico.
  • Gli enti locali acquisiscono una nuova funzione(favorita anche dalle nuove regole sul pareggio di bilancio), ossia quella di attivare percorsi di impresa in nome del profit, dai servizi pubblici si passa a favorire aziende partecipate dimostrando solo la loro funzionalità tecnica all’Ente. Quest’ultimo, quando non è esattore delle tasse per conto dello stato, si trasforma in azionista del capitalismo provinciale anche se nessun cittadino o lavoratore o consigliere comunale avrà mai la possibilità di mettere in discussione percorsi e scelte. In un caso o nell’altro a rimetterci è sempre l’ente locale inteso come erogatore dei servizi pubblici per costruire atti di indirizzo a fini sociali della propria attività. L’obiettivo di Confindustria è cosi’ raggiunto grazie a Renzi e al silenzio assenso dei sindacati cgil cisl uil e autonomi. In altre parole, nessuna obiezione viene mossa ai processi aziendali, a come sono stati spesi i soldi pubblici, a come saranno gestite in futuro le nuove partecipate e a quale scopo; gli enti locali cessano la loro funzione privilegiata erogatrice di servizi al cittadino. In questo cambiamento strategico, ad essere dimenticati e calpestati sono non solo i lavoratori dipendenti ma anche la stessa cittadinanza alla quale cederanno il contentino della trasparenza senza mai potere incidere sulle scelte dirimenti. Una democrazia virtuale a solo vantaggio del grande business delle nuove partecipate

Cobas Pisa

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