Un torto subito da un lavoratore è un torto fatto a tutti (IWW)

Sullo sciopero dei metalmeccanici

Postato il 20 Aprile 2016 | in Lavoro Privato, Sindacato | da

Contratto metalmeccanico: oggetto misterioso o terreno di lotta vera?

scioperoDopo lunghi mesi di incontri con Federmeccanica (l’Associazione degli industriali metalmeccanici) per il rinnovo del CCNL, Fim, Fiom e Uilm hanno proclamato uno sciopero di 4 ore per il 20 aprile.

Di questa trattativa finora nelle fabbriche non si è saputo niente, ma le cose da sapere sono parecchie il che conferma la natura di questo sciopero: la ritrovata, e mai perduta, alleanza tra fim uilm e fiom e uno sciopero che nei fatti tappa la bocca (o prova a farlo) ai numerosi delegati rsu che in questi mesi hanno organizzato scioperi e mobilitazioni a partire dai luoghi di lavoro, dalle fabbriche metalmeccaniche

Federmeccanica s’è comportata con la solita arroganza; anzi di più. Infatti, ha presentato una sua vera e propria piattaforma.

Una piattaforma forcaiola, incentrata:

  • sull’abolizione degli scatti di anzianità, sostituiti da una valutazione di “professionalità” decisa dalle aziende;
  • sull’inglobamento in paga base di superminimi, aumenti periodici di anzianità, premi di risultato, ecc., per fare in modo che gli aumenti di salario stabiliti dal rinnovo del contratto siano assegnati, in tutto o in parte, solo se la paga base risulta inferiore ai nuovi minimi salariali fissati dal contratto nazionale. Col risultato che non siano assegnati per niente, se la paga base è uguale o superiore a questi nuovi minimi, e che, a conti fatti, il 95% dei metalmeccanici non abbia nessun aumento di salario;
  • sull’accreditamento delle varie rate degli aumenti salariali solo a luglio dell’anno successivo a quello di riferimento.

Intanto, non possiamo ignorare che su altri punti Fim, Fiom, Uilm e Federmeccanica sono d’accordo. Punti di non secondaria importanza, perché riguardano:

  • il divieto alle RSU di indire scioperi contro accordi firmati o di indirli durante le trattative in ossequio all’accordo sul testo unico del 10 gennaio 2014 ;
  • il ricorso, da parte delle aziende, all’adozione sistematica del criterio della flessibilità in materia di orari, turni, organizzazione del lavoro;
  • l’utilizzo dello straordinario come banca-ore per riduzioni di orario negli ultimi anni precedenti l’andata in pensione (spietata spremitura dei lavoratori nel pieno delle loro forze, senza pagargli gli straordinari!);
  • lo sviluppo della sanità integrativa, con la grave rinuncia a difendere il servizio sanitario pubblico, che i governi, imperterriti, da anni ferocemente rottamano e privatizzano.

Del resto, la piattaforma approvata il 16 luglio 2015 da Fim e Uilm era impostata esplicitamente in termini tali da aprirsi all’abbordaggio dei padroni 

E la Fiom, dopo avere deciso il 10-11 luglio una piattaforma, su alcuni punti  della quale avevamo avanzato una proposta di collaborazione che è stata letteralmente ignorata, ne ha approvata un’altra il 23-24 ottobre, concepita da Maurizio Landini per renderla compatibile con quella di Fim e Uilm, fino al punto di:

  • concedere limitazioni al diritto di sciopero;
  • appiattirsi sulla “filosofia” dell’impresa nelle materie della flessibilità del lavoro e degli aumenti di produttività;
  • rivendicare aumenti salariali inadeguati e non uguali per tutti, ma in percentuale;
  • guardarsi bene dal porre all’ordine del giorno la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario.

Le piattaforme non sono pensate in funzione dei bisogni operai ma solo per costruire il terreno sul quale costruire un sistema di relazioni sindacale compatibile con i dettami del Governo e della confindustria, Diciamolo chiaramente: queste piattaforme spianano la strada ai progetti padronali e governativi di rottamazione del contratto nazionale e consegnano gli operai alle grinfie dello strapotere delle aziende minando ogni residuale diritto di sciopero.

Per questa ragione pensiamo che oggi sia necessario costruire un fronte unico di lotta con tutti gli incompatibili mettendo all’ordine del giorno la rivendicazione delle 35 ore settimanali pagate 40, forti aumenti salariali uguali per tutti, la cacciata dai luoghi di lavoro della vergogna del jobs act.

Federico Giusti e Marcello Pantani

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