November 26, 2024
Negli anni ottanta nasce il trasporto sociale e a gestirlo furono le cooperative. Trenta anni fa, il trasporto sociale a Pisa fungeva da modello per molte altre città che a ruota istituirono questo servizio. Allora il trasporto disabili era gestito dagli affari sociali del Comune di Pisa e rispondeva alle reali esigenze della utenza disabile, grande era l’attenzione riservata dagli enti locali a questi bisogni.
Nel tempo, quando il servizio è stato affidato direttamente alle associazioni di volontariato, si sono da una parte aggiunti numerosi comuni della Provincia di Pisa ma allo stesso tempo sono stati ridimensionati i servizi e peggiorata la qualità degli stessi.
A personale formato e qualificato sono subentrati volontari (spesso senza preparazione) e quanti sono “costretti” a scontare una pena alternativa al carcere. Se positivo è il coinvolgimento di categorie svantaggiate, negativa è la gestione del servizio e l’utenza ha manifestato piu’ volte il proprio disappunto.
Si è persa qualità, formazione e soprattutto sono diminuiti i servizi erogati limitandosi solo a pochi viaggi escludendo gli spostamenti legati alla vita sociale, alla integrazione, alla cultura. Allo stesso tempo si è pretesa la partecipazione economica dell’utenza ottenendo in cambio un servizio più scadente.
Il trasporto disabili è stato soggetto a regole profit da parte della società della salute con la silente partecipazione delle associazioni di volontariato. Quando Misericordia di Pisa licenziò decine di lavoratori, la proposta dei cobas fu quella di trasferire il personale impiegato nel trasporto sociale alle associazioni che restavano a gestire il servizio ma queste ultime si rifiutarono e i vertici della Sds assecondarono questa scellerata decisione.
L’assessore Saccardi parla di clausole sociali ma due anni fa, con la Misericordia di Pisa, quelle tutele a salvaguardia dei posti di lavoro non furono applicate. Dobbiamo poi aggiungere che numerosi contratti nazionali non prevedono clausole nei cambi di appalto e in ogni caso è sufficiente modificare il contenuto dei nuovi appalti per ridurre le ore e gli stessi posti di lavoro.
Per queste ragioni le tutele non esistono nel trasporto sociale, il problema non sta nella gara di appalto o nell’affidamento diretto ma nel rispetto delle regole a tutela dei lavoratori e della utenza. Quale servizio vogliamo offrire ai cittadini disabili? E questi servizi li vogliamo gestire con personale contrattualizzato o con il lavoro gratuito? E’ tempo di riaprire un serio dibattito a tutela del welfare e dei diritti e di servizi rispondenti ai bisogni di “servizi delicati”
Cobas Lavoro Privato Pisa
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