Un torto subito da un lavoratore è un torto fatto a tutti (IWW)

Una storia di ordinaria repressione nei luoghi di lavoro pubblici

Postato il 26 Gennaio 2016 | in Lavoro Pubblico, Sindacato | da

AMMINISTRAZIONE E COMUNE DI CASCINA SENZA MEMORIA. Chi denuncia l’assenza di sicurezza viene soggetto a procedimenti disciplinari

Salute_e_sicurezzaSono trascorsi almeno 12 anni  dalla prima segnalazione all’Amministrazione  comunale di Cascina sulla necessità di aprire un’uscita di emergenza su un lato del fabbricato che ospita  vigili e altri uffici comunali, per dotare il palazzo di una seconda via di uscita e fuga

L’attuale Comandante appena insediata ha chiesto a tutto il personale di segnalare eventuali situazioni di pericolo riscontrate nei locali,  raccolte le segnalazioni, la comandante  propone (nell’ ottobre 2015) all’Amministrazione una nota riassuntiva

Dal 30 novembre, con provvedimento 833/2015, la Comandante riorganizza la polizia municipale individuando per la prima volta la figura del preposto ai sensi del Dlgs. 81/2004 e individua anche un responsabile delle cassette di pronto soccorso

Vista l’inerzia dell’Ente, con un atto  la dirigente della  Polizia Municipale (svolge anche la funzione di  datore di lavoro) spalma le proprie responsabilità su altre figure   subalterne

Uno dei preposti nominati, nell’agosto 2015, aveva segnalato alcune anomalie al Comandante e in assenza di risposte e soluzioni  ha scritto direttamente alle figure interessate dalle Normative sulla sicurezza, Datore di Lavoro, Segretario generale, Sindaco, sollecitando un intervento in assenza del quale avrebbe provveduto ad informare le Autorità competenti

La comunicazione viene ripetuta la settimana successiva, amministratori e dirigenti erano quindi da tempo informati, niente hanno fatto scegliendo la strada della repressione.

L’unico riscontro arriva il 18.12 da parte del datore di lavoro con una nota che affronta solo  un argomento: cassette di pronto soccorso e formazione del preposto
La comunicazione invece si dipana molto approfonditamente su altri argomenti

Alla domanda di sicurezza sul luogo di lavoro, si risponde  con i provvedimenti disciplinari e frasi del genere
” Pertanto deve solo entrare nell’ottica di lavorare ottimizzando i tempi e produrre i risultati”.

Il 21.12 il preposto deposita alla ASL (già intervenuta nel febbraio 2014 dopo un esposto dei cobas) e per conoscenza alla Procura della Repubblica, una nota con cui, allegati alcuni documenti, chiede di valutare la possibilità di una verifica degli ambienti di lavoro. Il 15.01.2016 la ASL effettua il sopralluogo richiesto e non sappiamo ancora quale sia l’esito.

Il 20.01.2016, al preposto viene consegnata una nota a firma del  Comandante Elena Barsacchi dove viene chiesto l’avvio di un procedimento disciplinare per varie violazioni  del codice di comportamento. L’obiettivo è palese: sospendere senza paga il lavoratore fino a sei mesi

La richiesta, vista la gravità degli addebiti decisamente poco motivata, è incentrata fondamentalmente sulla richiesta di sopralluogo trasmessa alla ASL.

E’ evidente che ritardi, inadempienze e responsabilità degli amministratori comunali e di alcune figure apicali del Comune siano interamente scaricati su un lavoratore , l’applicazione dei codici disciplinari avviene sempre a senso unico e questa volta per coprire una situazione di rischio per i lavoratori

L’opinione pubblica deve essere debitamente informata perchè la sentenza è scontata, il lavoratore sarà sanzionato e con la motivazione “esercizio abusivo di un diritto/dovere” e questo non può passare inosservato!

COBAS PUBBLICO IMPIEGO

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