November 24, 2024
Il referendum trivelle è fallito, boicottato e colpito a morte da un esecutivo che ha fatto di tutto per impedire il raggiungimento del quorum. Ha iniziato rifiutando l’accorpamento con le elezioni amministrative di giugno, che avrebbe oltretutto fatto risparmiare trecento milioni di Euro. Ha proseguito con una campagna di vera e propria disinformazione e mistificazione sulla portata del quesito, propagandando falsità come la sicura perdita di migliaia di posti di lavoro. E ha concluso in bellezza invitando all’astensione: opzione fuori dalla Costituzione, dove si prevede il quorum per misurare il reale interesse dei cittadini sul quesito referendario, e non anche per trasformare la diserzione delle urne in un’arma politica.
Renzi ha festeggiato a modo suo il macabro successo: ha gettato benzina sul fuoco, dichiarando che il referendum è fallito perché la demagogia non paga, e accusando i media di averla alimenta. È stata una reazione arrogante, tanto da suonare se possibile più odiosa e urticante della sconfitta referendaria. Tutto questo mentre si è appena aperta una stagione di iniziative referendarie che comprendono il voto di ottobre sulla riforma costituzionale, ma anche la raccolta di firme per i questi sulla legge elettorale, la scuola, il lavoro e l’ambiente, oltre che per alcune leggi di iniziativa popolare in materia di lavoro e di diritto allo studio.
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